Palazzo Moroni non è ancora palazzo Bitonci

Diviato di ingresso ai giornalisti se non muniti di "badge": il corsivo del direttore Paolo Possamai
PD 27 aprile 2006 G.M. ..bandiera a mezzasta in Comune..(BARON) bandiera a mezzasta in Comune (BARON)
PD 27 aprile 2006 G.M. ..bandiera a mezzasta in Comune..(BARON) bandiera a mezzasta in Comune (BARON)

Palazzo Moroni è una casa di vetro. Ma potete scegliere se parliamo di vetro blindato, oppure di vetro satinato, ovvero di vetro sporco. In ogni caso, al signor sindaco Massimo Bitonci non garba che alcuno ci guardi dentro. Non gli va, dunque vieta ai giornalisti l’accesso al Palazzo. E secondo lui non lo deve nemmeno motivare, perché pensa - ad evidentiam - che Palazzo Moroni sia in effetti Palazzo Bitonci. Pare non sia vero. Pare non sia ancora vero.

Magari un giorno il nome dell'architetto bergamasco che nel XVI secolo ha concepito il progetto del palazzo oggi sede dell'amministrazione comunale di Padova sarà sostituito con quello dell'attuale sindaco pro tempore. Ma per adesso dovrebbe ancora avere diritto di cittadinanza un minimo barlume di cultura democratica. Dovrebbe sopravvivere pure in questi tempi così opachi – opachi come i vetri di palazzo Bitonci – un concetto addirittura elementare: Palazzo Moroni è la casa comune. E perché mai altrimenti si chiamerebbe Comune se fosse invece una casa privata, recintata, sbarrata, sequestrata al pubblico?

Il signor sindaco Bitonci intende limitare/impedire l’accesso solo ai giornalisti, cittadini di seconda serie. Magari i vigili urbani non sbarreranno le scale del palazzo a tutti i giornalisti, si limiteranno solo a quelli colpevoli di non avere l’attitudine dello zerbino. Un quarto di secolo dopo la legge cosiddetta sulla “trasparenza”, che garantisce l’accesso agli atti pubblici da parte del cittadino, il signor sindaco inaugura una stagione nuova all’insegna dell’arbitrio (pretende di stabilire lui quali giornalisti possono entrare, di assegnare la pagella ai singoli giornali, di valutare le motivazioni per cui i giornalisti chiedono di entrare). Ci sarebbe da piangere, se non ci scappasse da ridere. Come in “Alice nel paese delle meraviglie” il saggio signor sindaco “si dava degli ottimi consigli, però poi li seguiva raramente”. Anche stavolta.

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