Palazzo Zabarella, Ultima Generazione fuori dai guai: tutti prosciolti gli ambientalisti

Il pubblico ministero aveva chiesto il rinvio a giudizio per gli otto attivisti, difesi dall’avvocato De Luca. Il gup Alcaro ha disposto il non luogo a procedere

Alice Ferretti
La mostra “Da Monet a Matisse” a Palazzo Zabarella
La mostra “Da Monet a Matisse” a Palazzo Zabarella

Termina qui l’iter giudiziario per otto attivisti di Ultima Generazione, il movimento di resistenza civile che attraverso iniziative eclatanti punta il dito per gridare che non c’è più tempo da perdere quanto all’emergenza climatica. Il Gup Laura Alcaro ha disposto il non luogo a procedere per i fatti di Palazzo Zabarella e le successive proteste degli attivisti contro le perquisizioni.

Il giudice ha stabilito che il fatto non sussiste per il reato più grave (tentato danneggiamento di beni culturali) e per la resistenza a pubblico ufficiale e ha stabilito la tenuità del fatto per i rimanenti reati (le proteste).

«È una sentenza profondamente equilibrata, che attesta come non c’è mai stata la volontà di alcuno di danneggiare opere d’arte. Le successive proteste contro le ampie perquisizioni, a parere nostro, erano legittime, in quanto effettuate contro un provvedimento ritenuto radicalmente illegittimo dalla Corte di Cassazione», ha detto l’avvocato Leonardo De Luca, difensore degli otto attivisti, tutti ragazzi giovani, tra i 24 e i 35 anni, per lo più studenti ma anche un ingegnere, tutti da Padova, dalle province di Vicenza, Treviso, Venezia, Verona, da Napoli, e dal Piemonte.

Le accuse contro i giovani di Ultima generazione erano tentato danneggiamento di beni culturali, resistenza a pubblico ufficiale e inosservanza di un provvedimento dell’autorità, manifestazione non autorizzata, deturpamento e imbrattamento di cose immobili altrui.

Il pubblico ministero padovano Benedetto Roberti, titolare dell’inchiesta, aveva chiesto per tutti il rinvio a giudizio, sostenendo che ci fossero gli elementi per una ragionevole previsione di condanna.

L’avvocato De Luca aveva cercato di smontare i reati ipotizzati, in particolare ricordando che per un’imputata minorenne la Cassazione aveva annullato il sequestro rilevando l’inutilizzabilità degli indizi raccolti a suo carico durante una perquisizione dichiarata illegittima. Di conseguenza illegittima doveva essere ritenuta la stessa perquisizione avvenuta nei confronti degli imputati maggiorenni.

Quattro gli episodi contestati agli attivisti. Il primo è del 12 aprile 2024 quando tre di loro furono bloccati all’ingresso di Palazzo Zabarella dove era in corso la mostra “Da Monet a Matisse”. Secondo la Procura avevano intenzione di mettere a segno un’azione di protesta dimostrativa simile a quelle fatte da altri membri del movimento in altre parti d’Italia.

Un’azione che sarebbe stata interrotta solo dal tempestivo intervento degli uomini della Digos. In particolare un’attivista aveva con sé colla a presa rapida, gessetti e un cartello, un altro uno striscione e un terzo un rotolo di nastro adesivo e due stampe fotografiche riportanti due distinte scene di episodi alluvionali.

Il secondo episodio è del 4 maggio 2024 quando in quattro sono stati fermati dopo aver dato vita a un corteo da Prato della Valle alla questura. Qui avevano protestato per le perquisizioni del giorno precedente in seguito al mancato blitz alla mostra.

Il terzo è del 13 luglio, quando è stata organizzata una manifestazione di protesta contro i cambiamenti climatici senza aver presentato regolare preavviso ed è stato imbrattato il passaggio pedonale che collega Prato della Valle con piazza Rabin. In più, sedendosi in strada avevano causato il blocco del traffico per 30 minuti.

Il 16 luglio l’ultima azione dimostrativa di cui sono stati chiamati a rispondere. Con l’obbiettivo di essere ricevuti dal prefetto, avevano imbrattato la pavimentazione davanti alla tomba di Antenore e il lastricato davanti alla porta d’ingresso della Prefettura.

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