«Papà sempre vicino, legato alla famiglia»

Il ricordo di Daniele, industriale e presidente del Campodarsego calcio. Domani l’addio a Reschigliano

CAMPODARSEGO. Ancora non ci crede Daniele Pagin. Il noto imprenditore di Campodarsego non si dà pace per la perdita del padre. «Ho avuto l’altro ieri la fortuna di abbracciarlo e salutarlo per l’ultima volta», racconta Daniele Pagin, uno dei quattro figli dello sfortunato Antonio. «Questa è la cosa più bella, che porterò per sempre nel cuore». Il titolare della Pagin Prefabbricati, azienda leader nel settore, e presidente della società calcistica Campodarsego Calcio, ricorda la figura del genitore: «Con mio papà ho vissuto tutte le tappe della mia vita», racconta l’imprenditore di Reschigliano. «Mio padre è la classica persona che si è costruito la carriera da solo. Dopo la guerra si era rimboccato le maniche, buttandosi nel mercato immobiliare. Mi ha introdotto al mondo del lavoro, per poi lasciarmi intraprendere, senza fiatare, una via diversa. Io sono finito infatti a produrre prefabbricati».

Padre e figlio sono sempre rimasti vicini, anche dopo il matrimonio di Daniele: «Ho vissuto tutti i miei 51 anni assieme a lui. Quando mi sono sposato, mio padre era venuto ad abitare accanto a noi. Abbiamo preso infatti casa nello stesso palazzo. Sono quindi cresciuto con la sua costante presenza». Antonio Pagin era molto religioso: «Era socievole e sempre in contatto con la Chiesa. Ogni anno andava almeno due o tre volte a Medjugorje. Era devoto specialmente alla Madonna. Mio padre pensava più agli altri che a se stesso».

Antonio, detto Tony, era anche un uomo estremamente legato ai quattro figli Daniele, Roberto, Luigina e Nilla: «Andavamo tutte le domeniche a casa sua a mangiare in compagnia. Era tanto attaccato a noi figlie e forse anche per questo in paese era ritenuto un buono». In paese Antonio era famoso anche per un rito immancabile: «Tutti i giorni doveva andare al bar vicino alla piazzetta a bersi il caffè». Grande appassionato di calcio, era tifosissimo sia del Campodarsego del figlio Daniele che del Milan. «Al sabato andava al campo a vedere la squadra giovanile», racconta il figlio. «Quando giocavamo in casa, di domenica era sempre presente al Gabbiano a seguire le partite della prima squadra. Era anche molto critico. Quando vincevamo si lamentava perché ci rendevamo antipatici. Se invece perdevamo mi sgridava, perché così non andava bene. In pratica non era mai contento, ma lo faceva per tenermi sempre sulle spine». Antonio Pagin aveva anche un’altra passione, quella per il gioco delle carte: tutti i giorni arrivava a casa sua il fratello Lorenzo e dalle 21 alle 23 giocavano assieme a carte. Per lui era un passatempo irrinunciabile.

E poi c’era la passione per la montagna e per la raccolta di quei funghi che, sfortunatamente, gli sono costati la vita. «Andava matto per i funghi. Appena ho saputo che era disperso, mercoledì sera, mi sono catapultato in montagna. La speranza di riabbracciarlo vivo è scemata purtroppo ieri attorno alle 13», chiude commosso Daniele Pagin.

L’ultimo saluto ad Antonio Pagin sarà domani alle 10.30 in chiesa a Reschigliano dove tutto il paese renderà omaggio all’imprenditore.

Federico Franchin

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