Paralizzato da 16 anni si uccide a coltellate «Non ce la faccio più»

 
CAMPODARSEGO.
Si è stancato. Da oltre 16 anni, era costretto da un incidente a non camminare. Immobile. Non se ne è mai fatto una ragione, ha conservato una rabbia dentro, un senso di ingiustizia, di torto subito. E, alla fine, ha sfogato questo malessere contro se stesso, togliendosi la vita.
 Ma, prima, ha voluto segnare quelle gambe, inciderle, tagliarle. Quelle gambe che non volevano più saperne di permettergli di alzarsi, correre, vivere come avrebbe voluto.  Gianluca Spinello aveva 33 anni. Ne avrebbe compiuti 34 il giorno di Natale. Viveva in via Montessori, a Campodarsego, con la famiglia. Si è ucciso in modo tremendo: conficcandosi un coltello da cucina nello stomaco. È morto per l'emorragia, dissanguato. Era paraplegico. Lo ha trovato, quando il gesto ormai aveva determinato conseguenze irreparabili, un'infermiera, che ogni giorno lo seguiva e gli prestava le cure di cui aveva bisogno. Immediatamente è scattato l'allarme, sono intervenuti i sanitari del pronto soccorso di Camposampiero, ma per il giovane non c'era nulla da fare. Poco dopo mezzogiorno il medico legale ne ha constato il decesso.  I carabinieri della stazione di Campodarsego si sono recati nell'abitazione di via Montessori e hanno cercato di ricostruire l'accaduto. Tutto è apparso chiaro: Gianluca ha sferrato contro di sé un coltello da cucina; prima, ha voluto incidere le sue gambe, incidere quegli arti fermi da 16 anni, dopo quel maledetto incidente. Al suo fianco è stato trovato uno scritto in cui spiegava le ragioni del suo dolore: era stanco di vivere così, per lui non era vita, e quindi voleva metterci la parola fine.  Non era la prima volta che scriveva, che metteva nero su bianco la sua irriducibile tristezza. Soffriva di una «lieve depressione», ma rifiutava i farmaci. Si sentiva bloccato dentro un tunnel. E ha deciso di uscirci a modo suo.  

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