Parla l'ex governatore: «Il sistema Galan non esiste, mai presi soldi dalle imprese»

L’ex presidente del Veneto: «Non so nulla né ho ricevuto avvisi di garanzia, mi aspetto di essere interrogato a breve»
04 aprile 2005 Sede di Forza Italia, Giancarlo Galan, festeggiamenti (CARRAI) 04 aprile 2005 Sede di Forza Italia, Giancarlo Galan, festeggiamenti (CARRAI)
04 aprile 2005 Sede di Forza Italia, Giancarlo Galan, festeggiamenti (CARRAI) 04 aprile 2005 Sede di Forza Italia, Giancarlo Galan, festeggiamenti (CARRAI)

PADOVA. La tempesta giudiziaria ha sorpreso il gruppo dirigente pidiellino nella sede regionale di Padova, dove il “regista” Marino Zorzato ha convocato parlamentari eletti e coordinatori provinciali per valutare il voto. Sorrisi per lo scampato pericolo elettorale, poi lo spettro di una nuova Tangentopoli spegne l’euforia. Il deputato Giancarlo Galan - uomo del giorno, suo malgrado - appare più infastidito che allarmato. Riemerge da un colloquio con Niccolò Ghedini, senatore e avvocato di Silvio Berlusconi,sbircia il cellulare che lampeggia e porge i polsi arrossati: «Non è colpa delle manette, ho potato le rose». Non si sottrae alle domande.

Tra gli arrestati figurano l’imprenditrice Claudia Minutillo, che è stata la sua assistente per cinque anni, e Piergiorgio Baita, l’ad del Gruppo Mantovani ritenuto molto vicino a lei.
«Così ho appreso dalle agenzie, ne so quanto voi, anzi molto meno. Cosa posso dire? Certo, li conosco, lo sanno tutti, e mi auguro che siano innocenti. Nel merito delle accuse non saprei cosa commentare, immagino che si scatenerà la solita bufera mediatica, con veleni e sospetti. Io sono assolutamente tranquillo sul piano personale, provo un senso di stanchezza all’idea di ciò che si profila: fare politica è gratificante ma, di questi tempi, anche molto difficile».

C’è chi definisce l’inchiesta una picconata al “sistema Galan”, alludendo alla cordata d’imprese che l’avrebbero sostenuta, anche sul piano finanziario, nei tre lustri di presidenza del Veneto.
«Non è mai esistito, né tantomeno esiste, un sistema Galan. Le imprese concorrenti si odiano, si contendono gli appalti con tutti i mezzi, come possono esistere cordate a sostegno di un unico esponente politico? Durante il mio mandato presidenziale tutti i gruppi hanno lavorato nelle grandi opere, nessuno escluso. Chi può ipotizzare una regìa occulta tra imprese di diverso colore che si facevano la guerra?».

La Guardia di Finanza ha scoperto un fondo “nero” di dieci milioni costituito a San Marino attraverso fatture false. Il sospetto è che alimentasse, oltre ai profitti nascosti al fisco, un sistema di corruzione diffusa che aveva quale obiettivo la conquista degli appalti.
«Tutto può essere, ripeto, non ne ho la minima idea».

Ha mai ricevuto contributi alla campagna elettorale da persone coinvolte in questa inchiesta?
«Neanche un soldo. Quando servivano dei fondi organizzavo delle cene con amici imprenditori: le donazioni, tutte inferiori ai limiti di legge, sono state regolarmente registrate. Con l’attuale legge elettorale, poi, l’esigenza è venuta meno; le campagne sul territorio non si fanno più».

Che opinione ha di Baita?
«Un uomo di grande spessore professionale, attentissimo, informato, una spanna sopra tutti gli altri dal punto di vista tecnico e manageriale».

I suoi rapporti con Claudia Minutillo? In epoca galaniana, era soprannominata “la dogaressa” per la sua influenza ai vertici della Regione.
«È stata una collaboratrice instancabile, capace di lavorare diciotto ore al giorno senza perdere un colpo. Il nostro rapporto di lavoro si è concluso, fisiologicamente, sette anni fa».

Si parla anche di una ventina di avvisi di garanzia “secretati”. Lei figura tra i destinatari?
«Ma non dovrebbero essere sempre segreti? Comunque, a me non è arrivato nulla. Ricordo che, da presidente della Regione, a pochi giorni dall’insediamento, ricevetti un avviso di garanzia dal pm Felice Casson, ora parlamentare, per violazione della legge Seveso. Non me la presi, lo considerai una specie di biglietto da visita».

Si aspetta di essere convocato dalla Procura della Repubblica?
«Sì, certamente. Al loro posto io lo farei».

Molti politici lamentano l’invasione di campo dei giudici. La magistratura di Venezia ha atteso che si chiudessero le urne prima di procedere...
«È vero, un atto di correttezza del quale dò atto volentieri. D’altronde io non me la sono mai presa con i giudici che fanno il loro dovere».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova