Parto cesareo con ritardo il ginecologo va a processo

La neonata colpita da lesioni permanenti cerebrali e all’apparato motorio L’intervento del medico solo dopo ore: con la partoriente c’erano specializzandi
Di Cristina Genesin

L’appuntamento è fissato davanti al giudice monocratico di Padova per il 23 ottobre. Quel giorno inizierà il processo nei confronti del ginecologo Roberto Laganara, 54 anni, originario di Bari e residente a Padova, chiamato a rispondere di lesioni colpose gravissime perché – secondo l’ipotesi accusatoria – avrebbe ritardato di procedere a un parto cesareo, nonostante un quadro di pesante sofferenza fetale nonché le sollecitazioni da parte degli specializzandi e del medico che aveva lasciato le consegne al collega (l’imputato) incaricato del turno di guardia notturno. È stato il pubblico ministero Sergio Dini, titolare della delicata inchiesta, a citare direttamente a giudizio il medico (difeso dal penalista Fabio Pinelli), all’epoca dei fatti dirigente nella Clinica ostetrico ginecologica dell'Azienda ospedaliera.

Drammatico l’esito della vicenda: la neonata, in seguito alla prolungata asfissia (carenza di ossigeno), è stata colpita da un’ischemia e da un’encefalopatia di secondo grado, riportando delle lesioni permanenti al cervello con danni all’apparato motorio. È il 26 gennaio 2012 quando si consuma il dramma. Il direttore della Clinica ginecologica Giovanni Battista Nardelli segnala l’accaduto alla Direzione sanitaria e quest’ultima trasmette un rapporto alla procura della Repubblica. Il dossier è finito sul tavolo del pm Dini che ha ritenuto ci siano tutti gli elementi per portare a processo il medico. Quel pomeriggio del 26 gennaio, al termine di una gravidanza regolare, M.A., 36 anni, viene sottoposta a una serie di tracciati cardiotocografici (ctg) tra le 15 e le 17,30. Tracciati che prima danno un esito sospetto, poi patologico. Successivi tracciati (eseguiti tra le 17.30 e le 19,30) indicano un costante peggioramento delle condizioni del feto con decelerazione del battito cardiaco e un quadro definito “severamente patologico”. La comune esperienza e il protocollo applicato nella Clinica – sostiene la pubblica accusa – prevedono l’immediata esecuzione del parto con il ricorso al cesareo. Non a caso il medico di guardia che finisce il turno intorno alle ore 20, la dottoressa Zambon, allerta il collega Laganara, destinato a prendere il suo posto, informandolo del preoccupante evolversi della situazione. Ma in sala parto ci sono tre specializzandi a monitorare di continuo lo stato della partoriente. E a rendersi conto che mamma e bimba rischiano il peggio. Inutilmente, però, avrebbero sollecitato l’ intervento dello specialista. Soltanto alle 23,09 il dottor Laganara si sarebbe deciso al parto cesareo, dando il via all’operazione alle 23,29. Un ritardo, purtroppo, fatale.

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