Permessi di soggiorno bloccati alle Poste, la Cgil di Padova accusa: «Violate le regole»
Secondo la Cgil di Padova, Poste Italiane negherebbe l’invio dei kit per il permesso di soggiorno anche a chi ha pieno diritto a risiedere in Italia. La denuncia del sindacato: «Controlli arbitrari da parte degli sportellisti, fuori da ogni competenza»

La Cgil di Padova alza la voce contro Poste Italiane: negli uffici postali della provincia – e, più recentemente, anche in altri del Veneto – sarebbero in corso da anni gravi irregolarità nella gestione delle pratiche per i permessi di soggiorno. A denunciarlo è stata la stessa Cgil, insieme all’Inca e alla Slc, durante una conferenza stampa tenutasi oggi nella sede padovana del sindacato.
“Poste Italiane sta oltrepassando i limiti stabiliti dalla convenzione con il Ministero dell’Interno”, ha dichiarato Alioune Badara Diop, Segretario Confederale della Cgil di Padova. “I dipendenti postali si arrogano il diritto di svolgere controlli che spettano esclusivamente alla Questura, negando la possibilità di invio del kit postale a cittadini stranieri che hanno pieno diritto a risiedere in Italia.”
Una prassi che, secondo Diop, si è consolidata a partire dal 2022 e che oggi produce circa dieci casi a settimana solo nella provincia di Padova, con un effetto devastante: “Chi non riesce a spedire il kit non ottiene la ricevuta necessaria a dimostrare la propria regolarità sul territorio italiano. Questo significa diventare invisibili, perdere accesso a sanità, lavoro, diritti. In poche parole, essere spinti alla clandestinità.”
L’avvocato Marco Paggi, esperto di diritto dell’immigrazione, ha confermato la sistematicità e la gravità delle violazioni: “Gli impiegati postali – privi di qualsiasi competenza in materia – si mettono a verificare elementi che non rientrano nelle loro funzioni, come l’esistenza del visto di ingresso per cittadini esentati o il timbro sul passaporto, anche quando non richiesto. È un’aberrazione giuridica.”
Un caso emblematico
A testimoniare le conseguenze concrete di queste prassi è stata Lara Magalhães, cittadina brasiliana, la cui richiesta di permesso di soggiorno è stata bloccata da Poste Italiane nonostante il marito lavori come ricercatore all’Università di Padova. “Le hanno chiesto un visto che, in quanto brasiliana, non è obbligatorio – ha spiegato Eleonora Tolo dell’Inca Cgil –. Siamo dovuti passare attraverso mesi di procedure inutili, nonostante ci fossero tutte le condizioni per la regolarità.”
Lara, visibilmente provata, ha raccontato l’impatto psicologico della vicenda: “Avevamo chiesto informazioni al Consolato Italiano, tutto sembrava in regola. Ma ci siamo trovati in un incubo, con il timore costante che un controllo di polizia potesse cambiare la nostra vita da un momento all’altro.”
Poste responsabile
“È evidente – ha aggiunto Stefano Gallo della Slc Cgil Veneto – che le responsabilità non ricadono sui singoli sportellisti, ma sulla catena di comando di Poste Italiane. Le indicazioni vengono dall’alto, senza tener conto né della legge né del carico umano di queste pratiche. E spesso tutto questo accade nei giorni di maggiore affluenza, come durante il pagamento delle pensioni, aggravando il caos.”
Diffida già inviata, la Cgil pronta a denunciare
La Cgil ha già inviato una diffida formale a Poste Italiane, senza ricevere alcuna risposta. “Se la situazione non cambia – ha concluso Diop – procederemo con una denuncia ufficiale. Lo 'Sportello Amico' dovrebbe essere un punto di accesso ai diritti, non un ostacolo che alimenta discriminazione e illegalità.”
La battaglia è appena cominciata. La posta in gioco è il diritto di migliaia di persone a vivere alla luce del sole.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova