«Persa un’istituzione fondamentale»
MONTAGNANA. Ieri doveva essere il giorno dell’assemblea dei soci di Crediveneto. È stato invece l’ultimo giorno di una storia lunga 130 anni, quello in cui i soci hanno appreso dello scioglimento del consiglio di amministrazione e della liquidazione coatta dell’istituto. Provvedimenti, questi, imposti da Bankitalia, e che hanno portato alla cessione dell’attività di Crediveneto a Banca Sviluppo. «Questa soluzione trova i sindaci molto increduli. Il territorio perde un’istituzione fondamentale» commenta il sindaco di Montagnana, Loredana Borghesan «Come sindaci ci prendiamo l’impegno di presentarci a Banca Sviluppo per capire come poter collaborare da subito nell’interesse del territorio, ma anche dei dipendenti e delle loro famiglie». Stefano Farinazzo, sindaco di Casale di Scodosia dove Crediveneto ha uno sportello, è sia socio che cliente della banca: «La sofferenza era nota da anni e quest’epilogo era inevitabile. Dispiace, perché Crediveneto ha sempre sostenuto le imprese del territorio». Lo stesso Farinazzo, assieme ai colleghi di Merlara, Urbana e Megliadino San Fidenzio (altre sedi di filiali), aveva incontrato lo scorso fine settimana i lavoratori di Crediveneto riuniti in assemblea nell’ex chiesa del San Benedetto. La preoccupazione è proprio per loro e il timore è che gli 80 esuberi annunciati dalla vecchia dirigenza possano lievitare con il commissariamento e con il passaggio di consegne: «A noi interessa una soluzione che metta in sicurezza il futuro dell’istituto con il minore impatto possibile sull’occupazione», è l’auspicio dei primi cittadini, raccolto sul fronte politico dalla deputata Giulia Narduolo (Pd) e dal senatore Antonio De Poli (Udc), che hanno annunciato interrogazioni al Governo su questo tema. Il requiem a Crediveneto ha smosso anche i candidati a sindaco della città murata: «Fa scalpore, fa rabbia, fa paura assistere al lento declino di quella banca che per oltre 130 anni è stato un punto di riferimento per l’economia della nostra città. Sarebbe stato opportuno che la politica avesse usato la conferenza dei sindaci del mandamento, magari estendendola ai Comuni del Veronese, per avere informazioni puntuali», è il commento di Nicola Correzzola. Stefano Saoncella teme che «Banca Sviluppo possa assorbire le sofferenza ma solo per un periodo limitato. C’è da salvare solo il fatto che per ora gli 80 dipendenti non si toccano. Ora occorre alienare qualche bene di troppo della banca per avere ossigeno». Matteo Mardegan, ex socio («avevo capito da tempo che qualcosa non andava») ha invece voluto esprimere vicinanza ai lavoratori, mentre Claudio Arzenton ha auspicato che Banca Sviluppo non faccia venire meno il sostegno all’economica locale. (n.c.)
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