Pilota morto in moto, riesplode la polemica sulle rotaie pericolose

Franco Franchin è caduto sulle corsie del tram all’Arcella. De Pauli: «Serve una soluzione». Ma Conte difende il mezzo
LIVIERI - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - INCIDENTE VIA ASPETTI
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PADOVA. Era stato un top gun Franco Franchin, il 65enne nato e cresciuto al Portello e residente all’Arcella, rione San Carlo, in via Duprè 11, morto venerdì sera, dopo essersi schiantato con la moto in via Tiziano Aspetti. L’uomo viaggiava sulla sua Bmw di grossa cilindrata, a bordo c’era anche la moglie che se l’è miracolosamente cavata con qualche ferita lieve. L’incidente è avvenuto nel tratto di strada compreso tra l’ufficio postale e la pizzeria Al Dazio e, stando alle primissime ipotesi, il motociclista sarebbe scivolato sulle rotaie del tram. Franchin è stato pilota internazionale dell’Alitalia fino al 2006 e prima ancora ha prestato servizio nell’aeronautica militare, con base a Martina Franca, in provincia di Taranto.

Da giovane ha fatto parte come allievo delle Frecce Tricolori, con base a Rivolto di Codroipo, in provincia di Udine. Franchin lascia la moglie, Maria, una colombiana di Bogotà, oggi 42 anni e da tanti anni in Italia e la figlia, che vive e lavora all’estero, rientrata a Padova ieri pomeriggio. «Non ricordo niente dell’incidente», racconta distrutta la donna, «Ad un certo punto mi si è annebbiata la vista e mi sono svegliata in ospedale». Maria cerca una spiegazioneall’accaduto: «Franco conosceva benissimo quel tratto di strada», dice, «Lo percorreva almeno due volte al giorno andando a fare colazione al bar Margherita, in centro storico e faceva la spesa sempre nelle piazze». Franco Franchin era amatissimo in quartiere. «Veniva a fare benzina al mio distributore» racconta Andrea Lollo, titolare della pompa Esso Express, in via Guido Reni, «A volte arrivava in sella alla potente e bellissima moto Bmw, che guidava da alcuni anni».

L’ex pilota Alitalia era conosciuto anche dalla titolare del bar sotto casa, Al Muretto, dove l’uomo qualche volta si fermava. E ieri, nell’abitazione di via Dupré, c’è stato un mesto viavai di persone che hanno voluto testimoniare ai familiari la loro vicinanza in un momento tanto difficile. La data dei funerali deve essere ancora fissata perché si attende il nullaosta dell’autorità giudiziaria ; la moglie, devota di Sant’Antonio, vorrebbe che l’ultimo saluto fosse dato nella chiesta di Sant’Antonino, in Viale Arcella. E mentre sono in corso gli accertamenti dei vigili urbani intervenuti sul luogo dell’incidente, per ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto e stabilire eventuali responsabilità, si riapre la polemica sulla pericolosità delle rotaie del tram. "

«Salgono a due le morti causate dalla monorotaia», dice Gino De Pauli, il fondatore del sito “Rotaie killer” sulle vittime del tram e candidato con i grillini nelle ultime elezioni, «Il primo è stato Franco Zambon, anche lui motociclista e deceduto alla fermata Santo nel giugno 2008. I feriti, alla fine di quell’anno, erano 350, di cui 4 rimasti invalidi». L’amara statistica non è stata più aggiornata, ma De Pauli rilancia il problema del pericolo: «È arrivata l’ora di individuare una soluzione al problema delle rotaie». Sul luogo dell’incidente ieri è andato anche Antonio Conte, il “papà” del tram, ex direttore di Aps Holding, che esclude responsabilità delle rotaie: «La disgrazia, probabilmente, è avvenuta perchè ha dovuto frenare, sul bagnato, all’improvviso, forse per evitare d’investire un pedone che ha attraversato le strisce pedonali senza guardarsi intorno. E poi ha avuto la sfortuna di andare a finire contro il paletto metallico».

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