PittaRosso, debiti per 300 milioni di euro Il gruppo chiede il concordato in bianco

La parola d’ordine è «continuità aziendale» con o senza il socio attuale, il fondo inglese Lion Capital. Il piano tra 120 giorni



Erano i primi di marzo, tempo una settimana e sarebbe stato chiuso l’accordo per la ristrutturazione del debito con le banche. Niente da fare: l’8 del mese è arrivato il lockdown che ha portato all’emersione delle fragilità finanziarie di tante imprese, compresa PittaRosso spa, sede legale a Legnaro. Con un debito di 300 milioni di euro nei confronti di banche e fornitori, quasi il fatturato di un anno, ieri nel tribunale di Padova è stata registrata la richiesta di concordato preventivo in bianco (in continuità aziendale) anticipata da una lettera trasmessa a tutti i 1900 dipendenti dal ceo Marcello Pace nella serata di mercoledì. A firmare l’istanza gli advisor del gruppo, il commercialista Gianfranco Peracin dello studio Cortellazzo & Soatto, con lo studio Gianni, Origoni & partners che hanno chiesto 120 giorni per presentare il piano. La procedura concorsuale è nelle mani del giudice Giovanni Amenduni e, a giorni, è prevista la nomina di uno (o forse due) commissari giudiziali.



La strada da percorrere è tutta in salita. Ma la parola d’ordine è “continuità aziendale”. «È una procedura che permetterà a PittaRosso di continuare a lavorare e, nel contempo, di preparare un piano di rientro dei debiti verso i fornitori e, insieme, di preparare un progetto di rilancio dell’attività aziendale» scrive l’amministratore delegato Pace, definendo il concordato «uno strumento che la legge mette a disposizione degli imprenditori e delle società alle prese con situazioni come la nostra... Il blocco totale dell’attività che abbiamo dovuto affrontare in queste settimane ha pesato su una situazione finanziaria che era già complessa, benché sotto controllo... Il problema ora si è acuito» osserva, senza nascondere la crisi di liquidità oltre alle difficoltà «dell'industria del retail che vive da anni un rapido e significativo cambiamento». Forte è la pressione delle vendite online che stanno modificando comportamenti e psicologia dei consumatori. Non c’è che una strada avverte il manager: «Dobbiamo strutturarci per sopravvivere in questo momento devastante».



La scorsa primavera era stata avviata una trattativa con le banche creditrici, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, e con una piccola quota BancoBpm, Sparkasse- Cassa di Risparmio di Bolzano e Bnl (peraltro il fondo Pillarstone, partecipato da Kkr, ha acquisito pochi giorni fa una porzione significativa di debito).

Per metà marzo era in programma la sottoscrizione dell’accordo e l’immissione di risorse del socio, il fondo inglese Lion Capital.

Tutto andato a monte: la pandemia ha stravolto ogni scenario prima immaginabile. Sempre nella lettera ai dipendenti la road map è indicata dal ceo Pace che, a proposito del concordato, spiega come «possiamo lavorare a una prospettiva di continuità».

Garantiti ai lavoratori «il pagamento dei crediti maturati... per le retribuzioni che matureranno successivamente alla domanda di ammissione al concordato, il pagamento avverrà regolarmente». Insomma si è al nastro di ri-partenza. «Oggi un piano non c’è ancora» avverte l’advisor contabile Gianfranco Peracin, « Bisogna capire se Lion vuole stare nella partita con l’immissione di nuove risorse o lasciare spazio ad altri. Di sicuro l’obiettivo è la continuità dell’attività»

Non è chiaro a quale prezzo, in termini di sacrificio, per i creditori e per i lavoratori. Per ora è in liquidazione solo la sede francese, tutti riaperti i negozi in Italia «e la ripresa è stata buona» conferma Peracin.

In attesa restano i sindacati. «La preoccupazione è frutto del periodo che stiamo vivendo» rileva Cristian Vicoletti di Cgil Filcams, la categoria del Commercio,«Tutti i lavoratori sono rientrati al lavoro con la fine del lockdown. Due giorni fa è arrivata questa botta inaspettata. Fondamentale saranno i capitali messi a disposizione dallo Stato per la ripartenza». —

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