Poco organico, ispettori Spisal in sciopero

padova. Circa cinquemila euro lordi annui in meno in busta paga e carichi di lavoro che «non garantiscono la prevenzione della sicurezza dei lavoratori del territorio». Sono questi in sintesi i motivi che hanno spinto ieri a Padova più di cento ispettori dello Spisal delle 7 province del Veneto, riuniti in assemblea all’Arcella a dichiarare all’unanimità uno stato di agitazione che prelude a uno sciopero tra il 21 e il 27 ottobre prossimo, in concomitanza con la Settimana Europea della Sicurezza sul Lavoro. Ovviamente non a caso.
raddoppio mancato
«A seguito del grave incidente alle Acciaierie Venete a Padova del 13 maggio 2018, che causò la morte di due operai», spiegano Sonia Todesco, Mary Pallaro e Emanuele Scarparo, ai vertici delle categorie della Funzione Pubblica di Cgil, Cisl e Uil, «abbiamo lavorato assieme alle segreterie regionali per ottenere un sostanziale raddoppio degli ispettori dello Spisal, all’epoca circa 140. Abbiamo firmato un accordo a luglio e la Regione, con Luca Zaia in testa, si era assunta la responsabilità di procedere, già entro fine anno, all’assunzione di una prima trance di 30 nuovi ispettori. Alla fine di settembre di un anno dopo alcune assunzioni sono state fatte, ma i numeri complessivi non sono cambiati: gli ispettori dello Spisal del Veneto rimangono circa 140 ma si è proceduto a tagliare quella parte di indennità legate ai numeri soglia di interventi che toglie ai lavoratori una cifra media annua di circa 5000 euro cadauno».
tempi ristretti
Ma a preoccupare gli ispettori sono anche i modi e i tempi imposti dalla legislazione in merito al numero di interventi obbligatori: il 5% annuo delle imprese del Veneto. In pratica si tratta di 21 mila accessi per 140 operatori e cioè 150 ispezioni annue per operatore, poco meno di una ogni due giorni per procedure che per avere un minimo di accuratezza, secondo gli stessi ispettori, necessitano di tempi che oscillano tra una settimana e mesi interi. Una situazione che a Padova non è molto diversa: allo Spisal provinciale lavorano attualmente 35 ispettori, 5 in più del luglio scorso, ma anche questi devono fare i conti con 5.400 ispezioni annue, 154 ciascuno. «Ci troviamo a lavorare in fretta e furia e quasi esclusivamente sul sistema delle imprese agricole e dell’edilizia, dove il tasso di infortuni è superiore alla media», spiega uno dei lavoratori dello Spisal intervenuto all’assemblea di ieri. «Nel frattempo trascuriamo quasi completamente settori come la metalmeccanica, il tessile, il chimico. Ci sentiamo presi in giro e nel contempo viviamo con la consapevolezza di non potere svolgere seriamente il nostro lavoro: com’è possibile fare un’ispezione in poche ore quando per una verifica concreta ci vogliono settimane? Come si può dire di garantire la sicurezza e la prevenzione sui posti di lavoro trascurando interi settori industriali?». E i dati relativi all’efficacia delle attività sembrano confermare un modello di gestione della prevenzione che ha qualche cosa che non va: mediamente solo per un infortunio grave su 4 viene fatta un’inchiesta, con il rischio di non garantire al lavoratore la tutela dei proprio diritto alla salute.
insulto ai lavoratori
«Gli Spisal sono un presidio a garanzia dei circa 1,6 milioni di lavoratori del Veneto», chiarisce Gianfranco Refosco, segretario Cisl Veneto. «È una struttura che dall’attività ispettiva ogni anno ottiene 5 milioni di euro in larga parte reinvestiti nella prevenzione, nella salute e nella sicurezza dei lavoratori. Il sostanziale azzeramento della struttura regionale di coordinamento avvenuta nei mesi scorsi, questo gioco delle tre carte sulle nuove assunzioni, il taglio delle indennità e condizioni di lavoro che non garantiscono la qualità degli interventi, sono un insulto a tutti i lavoratori della Regione: difendere un presidio strategico come lo Spisal è un dovere di tutti noi e faremo tutto il possibile». —
Riccardo Sandre
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