Poeti e fantasmi nel mondo in bianco e nero di Lasalandra
MESTRE. I primi rudimenti su luce e composizione dell’immagine Mario Lasalandra racconta di averli appresi da Tiepolo e dalla pala di Santa Tecla, nel Duomo di Este, poco lontano dalla casa dove è nato e cresciuto.
I suoi scatti prediligono la campagna e i contadini della Bassa padovana, i casolari abbandonati. Insegue i silenzi e i suoi fantasmi. E “Poeti, maschere, attori, fantasmi” è il titolo della mostra che fino al 23 marzo il centro Candiani di Mestre dedica al fotografo padovano. Centoventi immagini in bianco e nero, oltre a una sala dedicata al “Magico”, la manifestazione di San Felice sul Panaro di cui a ha curato per undici edizioni, dal 2003 al 2013, la regia, la scenografia e la coreografia.
I suoi scatti richiedono lo stesso lavoro del set di un film. Luce, scenografia e per ognuna anche una storia: «La foto “Paradiso”, ad esempio, nasce guardando un gruppo di anziane nella casa di riposo di Este: ho fatto indossare loro le ali prese da un vicino teatrino dei ragazzi». Tra le serie recenti, e in mostra a Mestre, quella dedicata ai Fantasmi: «Neglii spaventapasseri vedevo i fantasmi: un giorno ho iniziato a vestirmi di nero e a fotografarmi con l’autoscatto. Quell’ombra sono io». I volti dei “Poeti”, invece: «sono personaggi stravaganti, volti antichi trovati fuori dalla porta di casa, in campagna dove spesso vado a vagabondare».
Poi Don Chisciotte, una lunga passione: «Su don Chisciotte pensavo di fare la sceneggiatura di un film. Allora ho iniziato a fotografare il personaggio. Ho costruito un fantoccio, e ne ho preso la testa; poi un giorno di pioggia sul muro di casa mia è comparsa una macchia di umidità e ne ho fatto lo sfondo. Il cavallo a dondolo è il mio».
In mostra al Candiani anche una collezione di 40 burattini, sei porte, una quindicina di fantocci, un cavallo: tutti oggetti creati da Lasalandra per il “Magico”. (b.a.)
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