Pornostar di Vigonza sparita da tre mesi, sospetti sul suo ex

VIGONZA. C’era quel passato ingombrante, fatto di film pornografici e di esibizioni nei locali sexy, che forse voleva lasciarsi alle spalle. C’erano forse i debiti, tanti, che non riusciva a pagare. E poi c’era lui, “Rambo”, nella vita di Federica Giacomini, in arte Ginevra Hollander, svanita nel nulla da tre mesi: «Noi l’abbiamo vista per l’ultima volta il 31 dicembre», confermano i genitori della 42enne, che abitano a Vigonza.
Il giallo. Proprio su “Rambo”, il bresciano Franco Mossoni, 55 anni, si stanno concentrando le indagini della Squadra mobile della polizia. Prima è stato messo sotto sequestro l’appartamento di via Bedeschi a Vicenza dove viveva (il contratto d’affitto era intestato alla Giacomini, così come la sim card del telefonino dell’uomo), poi è stata la volta della macchina. Perché proprio l’auto ha subito insospettito gli investigatori. Un particolare, che i vicini di casa avevano definito eccentrico, ai poliziotti appare sospetto e inquietante: manca il sedile del passeggero, che è stato sostituito con una sedia a sdraio. A tre mesi dalla scomparsa dell’attrice hard, il dubbio è che quel sedile potesse incastrarlo, magari perché era macchiato di sangue. Per questo l’urgenza di liberarsene, facendolo sparire chissà dove. Per questo, nei prossimi giorni, gli esperti analizzeranno ogni dettaglio dell’auto e compiranno nuovi accertamenti anche nell’appartamento di Vicenza, dove hanno già trovato e sequestrato balestre, coltelli, abiti femminili e documenti di Federica Giacomini.
“Rambo”. Mossoni, a febbraio, aveva seminato il panico all’ospedale San Bortolo di Vicenza: presentatosi in tuta mimetica, anfibi, giubbotto antiproiettile, aveva minacciato un custode. Ora è ricoverato in una struttura protetta, perché considerato dal giudice «pericoloso». Simpatizzante d’estrema destra, era stato ritenuto colpevole dell’omicidio di un coetaneo che faceva l’idraulico, suo presunto rivale in amore, ucciso nell’agosto 1978 a Malegno, nel Bresciano. Le forze dell’ordine dell’ordine erano arrivate a lui dopo la scoperta di un campo paramilitare, nel Bergamasco, dove Mossoni e altri giovani si esercitavano al tiro. All’epoca 22enne, impugnava una Astra 38, pistola di fabbricazione spagnola con la quale era stato ucciso l’idraulico. Due anni dopo, mentre scontava la condanna per omicidio, Mossoni era evaso dal carcere bresciano di Canton Mombello, in maniera singolare: era stato chiamato a riparare una porta d’ingresso del carcere e ne aveva approfittato per fuggire. Venne catturato di nuovo nel 1981 dai carabinieri, mentre scendeva da un pullman di linea a Brescia.
La relazione. «Federica stava con me, ma ormai è finita», è la sola frase pronunciata dall’uomo sulla donna. Ma che la sparizione della donna possa nascondere una fine violenta è solo una delle ipotesi investigative, che non tralasciano un altro fatto: una forte situazione debitoria della Giacomini nei confronti di alcune persone.
I debiti. Al denaro ricevuto in prestito e non restituito farebbero riferimento i documenti trovati nella casa. Non si tralascia neppure la pista del porno e gli agenti stanno ascoltando amici e colleghe, oltre a ricostruire dai tabulati telefonici le ultime chiamate della donna prima di sparire. Qualcuno avrebbe riferito che Federica voleva cambiare vita. Sembrava però ne parlasse serenamente, non certo che si sentisse minacciata da qualcuno.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova