Porte chiuse ai disabili il centro diurno è al verde

Abano, la cooperativa Nuova Idea limita a 26 assistiti l’accesso a villa Savioli I posti sono 37, ma i fondi non bastano. Per chi è fuori l’attesa arriva a due anni
Di Federico Franchin
Nuovo centro diurno per Disabili Abano 17.12.00 Edel foto PIRAN
Nuovo centro diurno per Disabili Abano 17.12.00 Edel foto PIRAN

ABANO TERME. Verrebbe da dire che chi ha il pane non ha i denti. È assai bizzarra la situazione in cui si trova la cooperativa sociale “Nuova Idea”, costretta a lasciare i portatori di handicap fuori dal centro diurno di villa Savioli pur avendo spazio a disposizione. Il motivo è il solito: non ci sono soldi. I tagli che la Regione ha operato negli ultimi anni sulla sanità hanno ridotto i finanziamenti per le cooperative sociali. Il caso della “Nuova Idea” è emblematico. La cooperativa può contare su 37 posti per il centro diurno di assistenza, ma al momento può accogliere solamente 26 ospiti. Gli altri 11 posti sono solo virtuali. La conseguenza è che si creano liste di attesa infinite, con cinque persone in attesa di un inserimento che sarà possibile solamente quando qualcuno libererà il posto. Tra questi va peggio a chi proviene da fuori regione e che è dovuto arrivare fino ad Abano, come il caso di D.O., 26 anni, che ha la mamma malata e si è ritrovato nella condizione di dover essere assistito dai propri parenti residenti ad Abano.

«Non riusciamo a dare delle risposte certe alle persone», spiega la presidente della cooperativa, Tiziana Boggian. «C'è una lista di attesa che viene redatta dall'Usl e che segue una certa graduatoria. I tempi di attesa per l'inserimento nel servizio diurno possono arrivare anche a due anni. Abbiamo calcolato che nel 2014 potremo inserire un paio di persone se le cose andranno per il meglio». Per garantire il servizio e restituire la dignità negata ai portatori di handicap e alle loro famiglie servono tanti soldi. «In un anno la cooperativa lavora per 228 giorni», spiega Tiziana Boggian. «Per le persone autosufficienti servono 60 euro al giorno, mentre per i non autosufficienti il costo sale a oltre 100 euro. A questo bisogna aggiungere che serve un operatore socio sanitario ogni due persone non autosufficienti». Alla cooperativa arrivano come finanziamento circa 4 milioni di euro ogni anno e non bastano. «Negli ultimi cinque anni abbiamo assistito ad un calo del 15 per cento dei contributi provenienti dall'Usl e che per il 70 per cento sono coperti dalla Regione e per il restante 30 per cento dal fondo sociale che ogni Comune versa per il servizio».

La cooperativa può contare anche su due comunità alloggio, che accolgono 22 persone: dieci sono alloggiate in via Savioli, alla casa Orizzonti. «Il problema principale per queste due case è che l'aspettativa di vita delle persone disabili si è fortunatamente allungata», conclude la presidente. «Un down fino a qualche decennio fa viveva più o meno fino a 20 anni, ora si arriva anche a 50-60 e quindi ci si trova nella condizione di dover cercare nuovi spazi che col tempo diventeranno indispensabili».

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