Porte chiuse ai disabili il centro diurno è al verde

ABANO TERME. Verrebbe da dire che chi ha il pane non ha i denti. È assai bizzarra la situazione in cui si trova la cooperativa sociale “Nuova Idea”, costretta a lasciare i portatori di handicap fuori dal centro diurno di villa Savioli pur avendo spazio a disposizione. Il motivo è il solito: non ci sono soldi. I tagli che la Regione ha operato negli ultimi anni sulla sanità hanno ridotto i finanziamenti per le cooperative sociali. Il caso della “Nuova Idea” è emblematico. La cooperativa può contare su 37 posti per il centro diurno di assistenza, ma al momento può accogliere solamente 26 ospiti. Gli altri 11 posti sono solo virtuali. La conseguenza è che si creano liste di attesa infinite, con cinque persone in attesa di un inserimento che sarà possibile solamente quando qualcuno libererà il posto. Tra questi va peggio a chi proviene da fuori regione e che è dovuto arrivare fino ad Abano, come il caso di D.O., 26 anni, che ha la mamma malata e si è ritrovato nella condizione di dover essere assistito dai propri parenti residenti ad Abano.
«Non riusciamo a dare delle risposte certe alle persone», spiega la presidente della cooperativa, Tiziana Boggian. «C'è una lista di attesa che viene redatta dall'Usl e che segue una certa graduatoria. I tempi di attesa per l'inserimento nel servizio diurno possono arrivare anche a due anni. Abbiamo calcolato che nel 2014 potremo inserire un paio di persone se le cose andranno per il meglio». Per garantire il servizio e restituire la dignità negata ai portatori di handicap e alle loro famiglie servono tanti soldi. «In un anno la cooperativa lavora per 228 giorni», spiega Tiziana Boggian. «Per le persone autosufficienti servono 60 euro al giorno, mentre per i non autosufficienti il costo sale a oltre 100 euro. A questo bisogna aggiungere che serve un operatore socio sanitario ogni due persone non autosufficienti». Alla cooperativa arrivano come finanziamento circa 4 milioni di euro ogni anno e non bastano. «Negli ultimi cinque anni abbiamo assistito ad un calo del 15 per cento dei contributi provenienti dall'Usl e che per il 70 per cento sono coperti dalla Regione e per il restante 30 per cento dal fondo sociale che ogni Comune versa per il servizio».
La cooperativa può contare anche su due comunità alloggio, che accolgono 22 persone: dieci sono alloggiate in via Savioli, alla casa Orizzonti. «Il problema principale per queste due case è che l'aspettativa di vita delle persone disabili si è fortunatamente allungata», conclude la presidente. «Un down fino a qualche decennio fa viveva più o meno fino a 20 anni, ora si arriva anche a 50-60 e quindi ci si trova nella condizione di dover cercare nuovi spazi che col tempo diventeranno indispensabili».
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