«Porto il made in Italy nella nuova moschea che sorgerà ad Algeri»

L’architetto Simone Gastaldello di San Giorgio in Bosco dirige un’equipe che si occupa di alcune sale speciali

SAN GIORGIO IN BOSCO. Da San Giorgio in Bosco ad Algeri, in volo sopra il Mediterraneo, al lavoro nel Nord Africa per portare il contributo della competenza architettonica italiana alla costruzione di una delle più grandi moschee al mondo, capace di accogliere 35 mila persone. Una vera e propria impresa quella dell'architetto originario di San Giorgio in Bosco, e con studio a Piazzola sul Brenta, Simone Gastaldello: 43 anni, un paio di anni fa ha ricevuto una proposta che gli ha cambiato la vita. «Una società cinese, la Cscec, mi ha chiesto di collaborare allo sviluppo degli interni di un auditorium ad Algeri da 6600 posti», racconta l'architetto. Nel febbraio 2015 una nuova sfida: «Dopo l'auditorium, che sta per essere inaugurato, sono impegnato nel progetto della moschea di Algeri, sviluppato da uno studio di Francoforte». Un’opera imponente: «Si affaccia sul Mediterraneo e comprende una scuola superiore, con aule, sale seminari e oltre 300 camere, una biblioteca per 1800 utilizzatori, un centro culturale con un auditorium per 1400 posti a sedere, un minareto con belvedere a quota 270 metri - un vero e proprio grattacielo con musei e sale di ricerca - e la grande sala preghiere, 600.000 metri cubi capaci di accogliere fino a 35.000 persone».

Il focus del tecnico sangiorgense riguarderà «l'acustica di alcune sale speciali», tra cui l’auditorium. Gastaldello dirige un'equipe di architetti italiani nello sviluppo delle finiture interne, nel contesto di un dipartimento che conta «una cinquantina di impiegati tra ingegneri, architetti, interpreti e commerciali di nazionalità cinese, francese, tedesca, algerina. Il gruppo tecnico dell’impresa solo per questo cantiere arriva a 400 persone e oltre 2000 operai». La globalizzazione è anche questo: portare il proprio saper fare e le competenze acquisite negli anni, le potenzialità di chi pratica il "made in Italy" e il gusto per l'innovazione e il bello, in ogni parte del mondo. «Ci si confronta con culture diverse, con approcci europei, africani ed asiatici», osserva Gastaldello, «ma alcuni valori superano ogni barriera: la preparazione, la conoscenza e la capacità di tradurre le intuizioni architettoniche nella realtà del cantiere, gomito a gomito con gli operai. E questa è stata la grande lezione – che continuo a portarmi ovunque – maturata nei miei lavori nel territorio dell'Alta Padovana».

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