Pregiudicato rom ai domiciliari nella casa Ater

L’alloggio affittato da don Albino Bizzotto e concesso a Lutfi Gashi coinvolto nell’indagine sul campo nomadi di S.Lazzaro

PADOVA. Vive nell’appartamento di un condominio dell’Ater in via Palestro. Un appartamento al primo piano che l’ente (oggi Azienda territoriale per l’edilizia, un tempo Istituto autonomo case popolari) ha concesso in locazione a don Albino Bizzotto per l’associazione Beati i costruttori di pace. È uno dei principali indagati nell’ambito dell’inchiesta denominata “zingari brillanti” che, l’11 giugno scorso, aveva portato al blitz nel campo nomadi in Lungargine San Lazzaro, dopo tre anni di accertamenti svolti instancabilmente dalla Squadra mobile di Padova guidata dal vicequestore aggiunto Marco Calì. Si chiama Lutfi Gashi, detto Paolo, nato nell’ex Jugoslavia nel 1973, alle spalle una sfilza di precedenti. Si trova agli arresti domiciliari perché sospettato – in concorso con altre 16 persone tra cui Eddy Gashi, 22 anni, uno dei suoi figli – di associazione a delinquere aggravata «per una serie indeterminata di delitti di natura predatoria quali furti, rapine, ricettazione di beni di provenienza illecita nonché riciclaggio di consistenti somme di danaro» si legge nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Cristina Cavaggion. L’assessore alla Sicurezza Maurizio Saia commenta: «È inaccettabile». E precisa: «È un fatto gravissimo che mi sollecita a chiedere al sindaco Bitonci un incontro con don Albino Bizzotto».

Il caso. Fino a qualche giorno fa Lutfi Gashi era agli arresti domiciliari nell’abitazione di un parente a Legnago in provincia di Verona. La domanda di trasloco nella casa dell’Ater risale al 28 agosto quando il suo difensore, l’avvocato Danillo Taschin, presenta l’istanza all’ufficio gip: «... considerato che Lutfi Gashi ha la necessità di ricongiungersi al proprio nucleo familiare composto dalla moglie Katiuscia Stoiko e dai loro 7 figli nella casa di abitazione ottenuta in data 26 agosto 2014 da don Albino Bizzotto come da dichiarazione allegata... ciò premesso» si chiede «di autorizzare Lutfi Gashi a proseguire gli arresti domiciliari presso il nuovo domicilio della famiglia a Padova in via Palestro... interno... piano 1». In data 2 ottobre i carabinieri di Legnago (la firma dell’atto è del comandante, il maresciallo Luigi Mura) restituiscono all’ufficio gip e trasmettono alla questura di Padova (competente per i controlli) «l’autorizzazione debitamente notificata all’interessato il quale ha riferito che effettuerà lo spostamento in giornata».

L’appartamento. In quella casa vive anche la moglie Katiuscia Stoiko, 40 anni, con recidive specifiche, indagata nella stessa inchiesta decollata nel 2010 quando un’Audi A4 fu trovata bruciata nella campagna di Cona (Venezia). Era stata impiegata per due rapine. L’auto risultava intestata a Salvatore C., che viveva nel dormitorio pubblico del Torresino a Padova. Nessun reddito eppure l’uomo era intestatario di 11 vetture di grossa cilindrata nella disponibilità di alcuni nomadi che dimoravano nel campo di Lungargine San Lazzaro. Era stato proprio Lutfi Gashi a proporgli l’affare: soldi in cambio della disponibilità ad essere l’intestatario delle auto.

L’assessore Saia. «Anche nell’ultimo consiglio comunale abbiamo avuto l’ennesima sollecitazione da parte del consigliere Foresta per intervenire. Molti cittadini continuano a domandarci perché il Comune non si è riappropriato di una stabile in via Chiesanuova affidato all’associazione Beati i costruttori di pace a uso uffici. Invece è stato adibito ad abitazioni per alcune famiglie Rom. Ricordo che, un paio di mesi fa, fu fermato un lavavetri che usciva da un’altra sede dell’associazione alla Stanga: era ricercato in seguito alla condanna di un tribunale croato per riduzione in schiavitù. Questa serie di fatti impone un colloquio con don Albino per comprendere se ha intenzione di operare nei limiti della legge oppure di proseguire per la sua strada. Una strada secondo noi inaccettabile, tanto più quando usa beni che non sono né suoi né nostri, ma di tutti i cittadini». Per quanto riguarda Lutfi Gashi «è grave che don Albino abbia una sua graduatoria personale di locatari. Se non c’è rispetto di norme e regole, saremo costretti a riprenderci i beni pubblici. E in fretta».

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