Premio intitolato all’avvocato Ghedini, «Gli è stata dedicata la separazione delle carriere»
Padova, riconoscimenti a Monica Molinaro e Filippo Apolloni per “La presunzione di non colpevolezza, tra diritto, sentire sociale e media”

“La presunzione di non colpevolezza, tra diritto, sentire sociale e media”. Il premio è stato intitolato alla memoria dell’indimenticato avvocato Niccolò Ghedini, il legale e politico mancato il 17 agosto del 2022.
L’avvocato Paola Rubini, presidente della Camera Penale di Padova ha coordinato l’evento nel quale si sono alternati l’onorevole Enrico Costa, gli avvocati Paolo Giacomazzo, Piero Longo, Luisa Ippolita Ghedini e la senatrice Maria Elisabetta Alberti Casellati.
Sono intervenuti anche il senatore Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia e Andrea Ostellari, sottosegretario. Oltre a Francesco Rossi, presidente dell’Ordine e a Gianni Morone. Premiati Monica Molinaro e Filippo Apolloni.
«Ci sono persone che entrano nella tua vita e ci rimangono per sempre. Lui ha sempre avuto a cuore la difesa del cittadino dal processo mediatico» ha sottolineato Casellati.

«Aveva una violenta attenzione al dovere; per lui l’amicizia con la A maiuscola era una regola di vita» ha aggiungo Longo. Per Giacomazzo «si è battuto da sempre perché la difesa di ufficio fosse effettiva e ha favorito la riforma della sua disciplina normativa». «Era un avvocato nell’animo, con una competenza straordinaria, era una figura di riferimento in Forza Italia» le parole di Sisto.
Ostellari lo ha ricordato come «Un collega di straordinaria umanità, ma di grande autorevolezza e preparazione in tutti i campi», mentre Costa ha aggiunto: «E’ stato il mio maestro in Parlamento, ho imparato moltissimo da lui, mi ha insegnato come scrivere gli emendamenti alle leggi. Ha sempre combattuto per la tutela della riservatezza delle comunicazioni»

La collega di studio Rubini lo ha ricordato come colui che impostava la difesa sulle questioni di procedura o di diritto sostanziale perché il processo giusto è quello che segue le regole.
«Se il processo è lento o torna in primo grado o finisce in scadenza termini è colpa della norma o del giudice che la applica male» ha aggiunto Rubini «Diceva di essere liberale e di fare politica perché voleva contribuire con le sue idee a rendere più civile e degno il nostro paese. Lui è stato un sostenitore fino all’ultimo respiro della separazione delle carriere la cui approvazione definitiva gli è stata dedicata».

«Sosteneva che separare le carriere non vuol dire sottoporre il pm al potere dell’esecutivo ma semmai rafforzare l’indipendenza del pm dal giudice e viceversa. Nella relazione al disegno di legge per la istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sull’uso politico della giustizia di cui fu primo firmatario ha affermato che è nell’interesse generale che chi rappresenta la pubblica accusa nel processo penale e i poteri di svolgere la funzione di giudice non subisca il benché minimo condizionamento nemmeno psicologico dal magistrato che svolge la funzione della pubblica accusa. Proprio in questo sta l’indipendenza del magistrato».
In chiusura Rubini ha auspicato che il convegno abbia trasmesso un messaggio alle nuove generazioni di avvocati che anche se non hanno conosciuto Niccolò dal suo esempio traggano ispirazione.
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