Primo locale chiuso per assembramenti a Padova: cinque giorni di stop per il chiosco Tadi

PADOVA. Per un’incredibile beffa della burocrazia il primo locale chiuso per il mancato rispetto del distanziamento sociale non è uno di quelli delle piazze, dove lunedì scorso si è scatenata la folle notte della movida. Si tratta invece del chiosco Tadi, un angolo quasi parigino della città che serve non tanto spritz quanto cicchetti accompagnati da vini e aperitivi. Ma è lì che giovedì sera gli agenti, peraltro in borghese, della Polizia locale hanno trovato assembramenti e fatto scattare d’imperio la chiusura per 5 giorni. «Giro con un bastone lungo un metro per invitare i clienti a mantenere le distanze, ma è impossibile tenere tutti sotto controllo. Andrebbero multati gli indisciplinati, non gettata sempre la colpa addosso ai gestori», si difende Beppe Guastella, il titolare del locale.
L’impasse burocratica

Com’è possibile che il chiosco Tadi sia chiuso mentre il bar “100%”, dove sono avvenute le scene di follia di lunedì scorso, sia ancora aperto? Perché si tratta di provvedimenti diversi. Per il locale di piazza dei Signori, dopo una sanzione amministrativa per violazione dell’ordinanza regionale anti-Covid è in corso un procedimento a Venezia dove gli uffici dovranno decidere l’entità della sanzione accessoria che va dai 5 ai 30 giorni di chiusura. Al chiosco di riviera Mussato, all’incrocio con via dei Tadi, è stata applicata la chiusura cautelare di 5 giorni che ogni organo di polizia può dare per poi trasmettere la “pratica” in Prefettura. Da ieri sera dunque il chioschetto è rimasto sbarrato e lo resterà fino a mercoledì.
La difesa del gestore

Dal canto suo Beppe Guastella oscilla tra l’arrabbiatura e lo sconforto. «Ero al mio secondo giorno di lavoro dopo la chiusura stagionale e il periodo di lockdown. Per tenere tutti sotto controllo ho un bastone lungo un metro. Ma giovedì sera, a un certo punto, sono arrivati dei gruppi. Io mi sgolavo per invitarli a restare distanti ma i giovani non ascoltano – racconta – Attorno alle otto si è presentata una macchina con gli agenti in borghese e mi hanno contestato la situazione. Ieri mi hanno telefonato per notificare il provvedimento di chiusura». Nessuna voglia di guadagno, anzi massimo rispetto per l’emergenza sanitaria: «Mi sto domando se riaprire o no, la situazione è veramente difficile – ragiona – Non capisco perché non si sanzionino anche gli avventori. In questo modo forse il nostro intervento sarebbe più efficace».
Controlli in borghese
La chiusura del chiosco Tadi è il primo effetto dell’inasprimento dei controlli disposto dal comandante della Polizia locale Lorenzo Fontolan, che ha “sguinzagliato” anche gli agenti in borghese per sanzionare gli assembramenti. Le norme anti-Covid infatti prevedono una distanza interpersonale di un metro (difficile da applicare però a conviventi e famiglie) e l’obbligo di utilizzo delle mascherine in aree pubbliche. Controlli che proseguiranno anche nei prossimi giorni. «Il mio appello ai giovani è proteggetevi, la battaglia non è ancora finita», ha detto il sindaco Sergio Giordani. —
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