Problemi statici per la Cattedrale Scattano i lavori di consolidamento

L’annuncio del soprintendente Magani ieri in sopralluogo al restauro del Battistero: danni causati da bombe e infiltrazioni
TOME -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - PRESENTAZIONE LAVORI RESTAURO BATTISTERO. GIANANDREA DIDONNA
TOME -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - PRESENTAZIONE LAVORI RESTAURO BATTISTERO. GIANANDREA DIDONNA



Entri nel Battistero del Duomo per assistere ai lavori di restauro sul ciclo di affreschi di Giusto de’ Menabuoi, e ne esci scoprendo che l’intera Cattedrale di Santa Maria Assunta ha problemi statici. A darne notizia è stato il Soprintendente Fabrizio Magani, che ieri insieme ad una delegazione del Mibact, della Diocesi e del segretariato regionale del Veneto, ha partecipato ad un sopralluogo sul posto per verificare lo stato dell’arte del restauro delle pareti interne. Nessun rischio crollo, ma una situazione statica comunque molto complessa che ha bisogno di un intervento urgente (e di molti soldi) per essere ristabilita.



«Qui sotto c’è un vuoto. C’è dell’acqua, e quindi il cubo sottostante si muove» spiega Magani, soprintendente di Padova e per le province di Belluno, Treviso e dell’area metropolitana di Venezia, «Parliamo di un problema statico serio, un problema di muri». In sostanza, sotto il Battistero, ma anche in buona parte dei sotterranei del Duomo, nel tempo ci sono stati importanti dissesti, che hanno provocato la penetrazione di acqua e umidità, e la conseguente caduta di parti di intonaco e lo sgretolamento di alcune pareti. Sono danni originati quasi un secolo fa, a cavallo delle due guerre mondiali e peggiorati dopo i bombardamenti del 1944, quando vennero sganciate tre bombe sulla Cattedrale, determinando ulteriori lesioni. Lesioni che poi sono sempre solo state rattoppate, ma mai curate del tutto. A quasi 80 anni di distanza però ora la situazione inizia ad essere preoccupante: «La questione è strutturale, e il cubo di cui parlo (contenuto nell’area sotterranea del Battistero, ndr) è legato ma anche fortemente sconnesso al resto della Chiesa» spiega Magani «e quindi bisogna ragionare pensando all’aggregato, non basta lavorare solo sul Battistero. I lavori post bellici hanno peggiorato la situazione, ma non parlerei di errori, piuttosto di un approccio diverso. L’ingegnere prima ragionava in un altro modo e certi temi sono molto più recenti. Oggi sappiamo come reagiscono gli edifici storici alle scosse o ad un bombardamento, e grazie ad una nuova legislazione dal punto di vista della sismica abbiamo degli strumenti per agire».



La Soprintendenza però è già a lavoro per cercare di limitare i danni e intervenire il prima possibile, collaborando quotidianamente con la Diocesi, ieri rappresentata da don Gianandrea Di Donna, delegato del Vescovo e informatissimo sulla questione. «Abbiamo un finanziamento stanziato per la sicurezza, in funzione della sismica, quindi del pericolo strutturale e della prevenzione» prosegue il Soprintendente Magani «che riguarda sia la Cattedrale che il Battistero. Siamo in fase di progettazione, ci vorrà qualche mese per concluderla e poi i tempi dell’appalto. Spero che i cantieri possano partire entro l’anno. Bisogna lavoro sull’insieme e far coesistere i vecchi interventi, probabilmente alleggerirli, e consolidarli con un nuovo approccio, ossia quello che stiamo progettando in questo momento. La soluzione migliore per la sicurezza sarebbe quella di smontare il Battistero e ricostruirlo, ma non si può» ironizza Magani. Si comincerà dai saggi archeologici e stratigrafici.



L’operazione rientra nel programma degli interventi previsti dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo già nel 2018. E da allora, in due anni, sono stati stanziati 100mila euro per la verifica del rischio sismico, la riduzione della vulnerabilità e il restauro del Battistero, e poco più di un milione di euro per lo stesso lavoro sulla Cattedrale, che ovviamente è di proprietà ecclesiastica. Fondi che potrebbero anche non bastare una volta finita la parte di progettazione, costringendo quindi la Chiesa a bussare nuovamente alla porta del Ministero o ad attingere dalle proprie casse.[/SOTTOTITOLO] —

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