Procurava cocaina Condanna a un anno per l’avvocato Bergo

Festini di sesso resi più piccanti da “spolverate” di cocaina: è arrivata la condanna per l’avvocato Davide Bergo, 48 anni, “Dadi” per gli amici, originario di Piove di Sacco e residente in centro storico a Padova. Il giudice di Padova, Marina Ventura, ha inflitto al legale (difeso da Renzo Fogliata) un anno di carcere, con la sospensione condizionale della pena (oltre al pagamento delle spese processuali), per le piccole cessioni di “oro bianco” agli amici, mentre lo ha assolto dall’accusa di spaccio di sostanze stupefacenti in concorso con uno dei pusher tunisini, Zouhair Mahmoudi detto Misha che aveva patteggiato 3 anni e due mesi nel 2013.
Bergo procurava cocaina (a pagamento) ai conoscenti: tra loro un amico calciatore di seconda categoria, presenza immancabile alle sue feste, e un farmacista del centro storico di Vicenza. Il servizio era a domicilio: non serviva neppure che il legale si scomodasse, lo stupefacente arrivava direttamente nel suo appartamento in dosi quotidiane (o quasi) per lui e gli altri.
E se gli amici lo contattavano al telefono per avere qualche rifornimento, era lui stesso a indirizzarli verso uno dei due tunisini fornitori abituali attivi in piazzale San Giovanni. Ma nessuna responsabilità penale è stata rilevata per il traffico di droga di più vaste dimensioni.
Nel 2012 in seguito all’indagine, il consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Padova sospese in via cautelare Bergo dall’esercizio della professione forense. Non si trattò di un provvedimento di natura disciplinare nei confronti del legale, che all’epoca era agli arresti domiciliari. Pochi giorni prima Bergo era stato convocato davanti all’Ordine professionale: come prevedono le norme deontologiche ed entro dieci giorni avrebbe dovuto depositare la sua memoria difensiva e presentarsi di fronte all’organismo. Il professionista, d’intesa con i suoi difensori di allora (gli avvocati Carlo Covi e Alberto Toniato), preferì rinunciare al termine, incassando la sospensione cautelare.
Nel maggio del 2012 l’avvocato lasciò il suo commento sull’indagine che lo aveva coinvolto in un post su Facebook: «Io sono sereno. Baci a tutti» scrisse «Sono orgoglioso della mia onestà e di tutta la gente che in questo momento mi sostiene. Sono solo preoccupato per mamma». E iniziarono a comparire una sfilza di commenti di amici e conoscenti.
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