«Prof a luci rosse in rete, la privacy non è violata»

Il pm Baccaglini chiede l’archiviazione dell’accusa contestata ai due webmaster titolari del sito padovano scuolazoo: avevano postato il video girato in una classe

La “prof” a luci rosse rischia di restare a mani vuote, dopo aver denunciato i due webmaster padovani Paolo De Nadai e Francesco Nazari Fusetti, “colpevoli” di aver postato nel sito Scuolazoo.com un video di 80 secondi girato con un cellulare nella classe di un liceo salentino. Video nel quale si vedeva lei, Stefania Lombardo - classe 1967, di Monteroni in Puglia, all’epoca supplente di matematica – mentre parlava rilassata in cattedra e tre studenti, divertiti, le infilavano le mani nei pantaloni, giocherellando con il suo perizoma e palpeggiando il suo "lato B". Il fascicolo è tornato in procura ma a Padova non a Lecce visto che il giudice monocratico del Salento aveva accolto l’eccezione del difensore dei due ragazzi, il penalista Andrea Frank, dichiarando l’incompetenza territoriale. Ed è finito sul tavolo del pm Federica Baccaglini che, a sorpresa, non ha rinnovato la richiesta di rinvio a giudizio, trasmettendo al gip Cristina Cavaggion la richiesta di mandare in archivio l’accusa contestata ai due ragazzi di aver violato la privacy dell’ormai ex professoressa. Il 20 settembre 2010 l'Ufficio scolastico regionale per la Puglia-Direzione generale aveva ufficializzato a carico della docente la sanzione dell'esclusione definitiva dall'insegnamento, nonostante la donna avesse sostenuto di non essersi subito resa conto dei "toccamenti" e di aver riferito l'accaduto al preside che, invece, l’ha smentita. In seguito all’episodio, infatti, nel 2009 Lombardo aveva patteggiato due anni per atti sessuali su minori (con l’aggravante per il suo ruolo di insegnante) sia pure con la sospensione condizionale. Nella richiesta di archiviazione, richiamandosi a una serie di testimonianze, il pm padovano spiega che la professoressa Lombardo era consapevole di essere ripresa al punto che avrebbe chiesto agli allievi di cancellare delle foto e dei video perché «non sono venuta bene». Anzi, insiste il pm, la telecamera non le avrebbe creato nessun imbarazzo e neppure si era preoccupata di essere vista in volto, accettando il rischio – o comunque non escludendo l’eventualità – di essere identificata. Nessuna volontà di ledere la sua privacy: un altro video analogo è in rete, benché il volto sia coperto. Il pm osserva che, senza dubbio, è la stessa protagonista, altrimenti si potrebbe ipotizzare che ci siano “prof” pronte a girare per le classi in perizoma. Stefania Lombardo, che aveva reclamato un milione di euro di risarcimento, si è opposta. Ora sarà fissata un’udienzaa per sentire le parti, poi la decisione.

Cristina Genesin

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