«Proviamo la pistola lungo la Romea»

Operazione Masterchef. Le intercettazioni rivelano: banditi pronti a tutto, cocaina sotterrata e i telefonini lasciati a casa
Di Carlo Bellotto
FERRO - OPERAZIONE MASTERCHEF IN QUESTURA.
FERRO - OPERAZIONE MASTERCHEF IN QUESTURA.

Erano pronti a tutto, spavaldi e pericolosi. A tal punto d’aver progettato di provare una pistola appena acquistata, sparando lungo la statale Romea alle 21,30 quando il traffico - lungo una delle arterie più trafficate d’Italia - è ancora sostenuto, incuranti di dove potessero finire i colpi. Giuliano De Checchi aveva consigliato di fare così ad Antonio Maniero: solo la paura di incappare in qualche controllo delle forze dell’ordine li ha fatti desistere.

È l’operazione “Masterchef” che ha portato all’arresto di 9 persone, tra cui alcuni ex componenti della Mala del Brenta. Un’operazione del pm Benedetto Roberti.

I soprannomi

Si tratta per l’appunto di Antonio Maniero, detto il toro di Vigorovea, Giuliano De Checchi, detto Stecco o Stecchin, Stefano Lodovici, detto Busi o Buggi, Paolo Gianolli, chiamato Mestre, Luca Marcato, il Sinto, Vincenzo Pellegrino, Napoli, Alessandro Prevedello, Capelli bianchi, Nicola Zampieri, il Zanta, Antonio Bastianello, caramea o barbiere. Erano loro a gestire il commercio di cocaina che seguiva la direttrice Colombia - Lombardia - Veneto, guadagnando anche 30 mila euro al mese. La cocaina tra la banda girava al ritmo di 2-3 etti al colpo. Non erano sprovveduti anzi.

Disturbatore di frequenze

De Checchi e Maniero, lasciavano sempre a casa i telefonini nei momenti cruciali delle operazioni di compravendita di droga: inoltre usavano spesso un jammer, un disturbatore di frequenze, uno strumento utilizzato per impedire ai telefoni cellulari di ricevere o trasmettere segnali e quindi in grado di bloccare pure la trasmissione di microspie. Quindi sospettavano eccome di essere pedinati, spiati. Ma le microspie c’erano e hanno funzionato, una era sotto i sedili della Ford Focus di uno della banda e ha “cantato” parecchio. Tra le parole in codice la mamma, il sacchetto del pane, le tavolette, il cancello è aperto.

Consegne in scooter

Luca Marcato viaggiava in scooter (non intestato a lui) per le consegne e spesso era spericolato: impossibile seguirlo. In generale il cambio di auto tra i componenti del gruppo, era frenetico, disorientava gli agenti della Mobile padovana comandati dal vice questore Marco Calì, che però alla fine sono arrivati al bandolo della matassa. Proprio Maniero in una intercettazione si accorge che la polizia lo sta pedinando (guarda che hai i giornali...).

Cocaina sottoterra

L’arresto di Maniero avviene il 17 settembre 2013, poco distante da un capannone disabitato a Sant’Angelo di Piove, mentre armeggia con alcuni arnesi e barattoli. Gli agenti si fanno vivi mentre chiude all’interno di un vaso di vetro 2 etti di cocaina che poi avrebbe seppellito nei campi vicini.

Le armi

Maniero era “socio” con De Checchi nella detenzione di armi. La banda acquista una pistola calibro 38 che sarebbe servita per una rapina in un’oreficeria a Noale. Maniero e De Checchi avevano organizzato una spedizione punitiva e una rapina ad una famiglia facoltosa nel maggio 2013 e nemmeno la presenza di giocattoli per bambini li ha fatti desistere. De Checchi voleva pure dare una lezione ad una persona che aveva picchiato il figlio durante una rissa. Pellegrino e De Checchi il 2 maggio 2013 vengono fermati per un controllo - all’apparenza di routine - dalla polizia. Dopo pochi minuti, come se nulla fosse, parlavano tra loro esplicitamente di altri reati da compiere fermandosi addirittura ad osservare la posizione della cassaforte del supermercato Lando di Mira. Maniero e Pellegrino avevano pure in progetto di assaltare una banca dell’Unicredit a Camponogara. Pellegrino, emerge sempre dalle intercettazioni, riferisce al gruppo con il quale “lavorava” che c’era la possibilità di comperare un’Audi A6, rubata. Il prezzo era di saldo, 1.500 euro.

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