«Qualcuno ha già chiesto aiuto al console cinese»

Cecilia Xuke, titolare dell’associazione «La Giada» che ha sede al centro ingross «Accuse infondate contro di noi, facciamo solo corsi per i nostri bambini»
Di Alice Ferretti

Non ci stanno Cecilia Xuke e Marco Pastore, lei cinese, lui italiano, marito e moglie, titolari dell’associazione La Giada, con sede al primo piano di un capannone del centro cinese. In seguito al maxi blitz delle forze dell’ordine, dicono sarebbero uscite notizie infondate: alcuni loro connazionali avrebbero già chiesto supporto al console cinese, trovando ingiusto il trattamento. Anche Cecilia vuole precisare la sua posizione.

«Siamo molto arrabbiati perché da quello che è uscito sembra che la nostra associazione non solo sia irregolare ma sia addirittura stata messa sotto sequestro. Continuiamo a ricevere telefonate dai genitori dei bambini che frequentano i nostri corsi, chiedono se è vero che l’associazione è irregolare e come si devono comportare. Io spiego a tutti che non è così, ma a loro giustamente sono venuti dei dubbi», incalza Cecilia Xuke, che dice di voler chiarire diverse cose. «Innanzitutto non siamo una scuola per figli di dipendenti cinesi ma un’associazione no profit dove si paga un’iscrizione di 30 euro e una cifra molto bassa, 10-15 euro, per poter accedere ai corsi che proponiamo».

L’associazione, nata a marzo di quest’anno, spiegano i due titolari, avrebbe l’intento di dare una mano ai bambini cinesi che appena arrivati in Italia non sanno una parola di italiano e che hanno difficoltà a svolgere i compiti scolastici, e ai bambini cinesi che al contrario, sempre vissuti nel nostro paese, rischiano di perdere le loro radici e la loro lingua d’origine.

«È già attivo un doposcuola che va dal lunedì al venerdì. Abbiamo circa 40 bambini, 10 per i corsi di cinese, 30 per i corsi di italiano. A dicembre poi prevediamo di far partire anche dei corsi per adulti. La nostra è un’ associazione in espansione e ci dispiace farci cattiva pubblicità avendo noi tutto in regola», continua Cecilia, da 8 anni in Italia, amante delle sue origini e laureata in lingue orientali a Venezia. «Io mi ricordo che appena arrivata ho avuto molte difficoltà con la lingua, per questo mi è venuta l’idea di aprire un’associazione di questo tipo».

Per quanto riguarda la situazione attuale del centro, la titolare de La Giada, si dice concorde con l’azione delle forze dell’ordine nei confronti delle irregolarità: «È ovvio che non si possono fare abitazioni senza agibilità, e che quindi vanno eliminate. So comunque che la situazione non è così semplice, e che alcuni miei connazionali hanno già contattato il console cinese per avere un appoggio».

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