Quartieri, si cambia vecchi consigli addio nuova mappa locale

Entro marzo il progetto votato dal consiglio comunale Previsti organismi non elettivi. Forse salgono da 6 a 11 i rioni
Di Cristina Genesin

Via i consigli di quartiere o di circoscrizione. Cambia tutto, lo impone la legge ai Comuni al di sotto dei 250 mila abitanti. E siccome Padova, al 31 gennaio 2014, ne conta 209.679, taglio netto alle poltrone (dei presidenti) e alle poltroncine (dei consiglieri) dei sei quartieri cittadini (o circoscrizioni). Democrazia partecipata addio? Da domani (l’inizio del mandato del prossimo consiglio comunale) se una strada di quartiere si presenterà come un groviera oppure un’associazione locale vorrà usufruire di spazi pubblici decentrati, dovrà bussare alla porta di qualche assessorato rigorosamente a Palazzo (il municipio)? Niente affatto. Il tempo stringe (il 10 aprile scatta il periodo preelettorale durante il quale il consiglio comunale può adottare solo atti urgenti o di natura improrogabile) e nelle sedute del 10 o del 17 marzo è prevista l’approvazione delle linee-guida sul nuovo decentramento comunale tramite un ordine del giorno (Odg). Tutto a costo zero.

«Su un ordine del giorno del Pd e su altre proposte è stato fatto un iter di approfondimento nella 1ª commissione consiliare presieduta da Milvia Boselli. Sono state analizzate altre proposte elaborate dall’assessorato alla Partecipazione e dal migliaio di associazioni presenti in città. Ora è giunto il tempo di chiudere con una proposta di sintesi da portare in consiglio comunale nel mese di marzo per fissare le linee di indirizzo dei nuovi organismi di partecipazione» spiega il capogruppo democratico in consiglio comunale, Gianni Berno. Quali saranno questi nuovi organismi? I consigli territoriali di partecipazione (Ctp), destinati a soppiantare i consigli di quartiere. Poi, premendo sull’acceleratore del tempo, dalle Linee guida si passerà al voto di un regolamento che disegni le articolazioni territoriali «valide per il prossimo mandato amministrativo e destinate a non lasciare un pericoloso vuoto nei quartieri». Nuova geografia per i quartieri, dunque. «Siamo stati contrari alla proposta Calderoli, ma ormai è passata come norma tagliacosti ed è andata a colpire proprio il livello di amministrazione più vicino ai cittadini. Ci stiamo attrezzando per limitare i danni» osserva Berno, «La nostra proposta? Entro 3 o 4 mesi dall’insediamento del nuovo consiglio comunale, attivare dei Ctp, consigli territoriali di partecipazione, consultazione e indirizzo: saranno formati da consiglieri e da un presidente senza alcuna indennità o gettone di presenza. Non va interrotta l’interazione con i mondi vitali dei quartieri, cancellando una storia cittadina di partecipazione». Finora i consigli di quartiere sono stati eletti dai cittadini. Non sarà più così: «Pensiamo a un sistema misto con alcuni componenti dei Ctp designati dal consiglio comunale in proporzione ai risultati riportati in ogni quartiere, mentre una quota di posti verrà riservata a esperti o a rappresentanti di associazioni». C’è il rischio che tutto sia in mano ai partiti? Berno lo nega: «In alcune città dove sono stati previsti Ctp elettivi, l’affluenza alle urne è stata del 5%». Il progetto è a costo pari a zero («i Ctp non graveranno sul bilancio del Comune, ma i consiglieri potranno incontrarsi nelle sedi comunali dei quartieri per svolgere i loro compiti); mentre competenze, funzionamento e numero dei Ctp «saranno contemplati in un regolamento da votare entro 30 giorni dalla data di approvazione delle linee-guida».

A questo punto è possibile che i quartieri si moltiplichino: «Da 6 potrebbero tornare a 11 come una decina d’anni fa quando furono ridotti per questioni di spesa: in questo modo potremmo avere rioni più omogenei anziché realtà troppo vaste e diverse come, per esempio, il quartiere 6 che va da Brusegana ad Altichiero. Il nostro obiettivo» insiste il capogruppo Pd, Gianni Berno, «è dare continuità a un’esperienza forte di contatto fra Comune e cittadini. Altrimenti si rischia l’esplosione di migliaia di microconflitti fra gruppi portatori di varie istanze provenienti dal territorio, senza avere un organismo a livello di quartiere capace di fare sintesi indicando le priorità all’amministrazione comunale».

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