«Questo colabrodo normativo prolunga le diseguaglianze»

L’amministratore unico di Smart Spa attacca governo e Regioni sulle restrizioni anti-Covid «Noi a Galliera obbligati a chiudere nei weekend e i colossi dell’abbigliamento restano aperti»  

La denuncia

Silvia Bergamin

«Meglio il lockdown che queste aperture a macchia di leopardo»: a scandirlo è Marco Schiochet, amministratore unico di Smart SpA, cinque sedi nel Triveneto, che guida anche lo Smartmoda di Galliera Veneta lungo la Postumia, un riferimento dell’abbigliamento da decenni.

L’imprenditore denuncia quello che definisce un «colabrodo normativo», che determina ingiustizie tra concorrenti e non blocca la circolazione delle persone e quindi del Covid-19.

«Da mesi tento di interloquire con vari uffici della Regione Veneto, sia al telefono che via mail, per esporre i nostri problemi, ma senza alcun riscontro», osserva.

Il nodo: «Noi a Galliera Veneta siamo considerati un “parco commerciale” solo perché in una struttura siamo in due negozi. Ma ci sono colossi dell’abbigliamento di 8, 12, 18 mila metri quadrati di vendita che possono tenere aperto nei week-end solo perché sono un’unica partita Iva. Eppure sono più grandi di noi, si posizionano con sette casse, ci sono code di persone lunghe dieci metri».

E quindi ci sono assembramenti. Schiochet non è per il “liberi tutti”: «Anzi, io credo assolutamente nel rispetto delle regole, ma se dobbiamo fermare il virus, allora facciamo le regole fatte bene e chiudiamo tutti. Altrimenti questa è solo concorrenza sleale, gli altri fatturano mentre noi restiamo chiusi. Si consideri che per realtà come le nostre, ma vale lo stesso per l’elettronica, tra sabato e domenica si incassa il 40% dell’intera settimana».

Insomma, regole diverse per realtà simili: «Questo colabrodo normativo», insiste, «non fa altro che prolungare le restrizioni e le disuguaglianze. In poche parole, altri operatori favoriscono il propagarsi del virus e noi dobbiamo tenere chiuso. Faccio presente che la merce che oggi dovremmo poter vendere, è stata acquistata sei mesi fa – questi sono i tempi della nostra filiera – e che di ristori non ne abbiamo visti anche perché siamo sempre rimasti tra zona gialla e zona arancione».

Schiochet ne fa una questione di principio, al di là dei propri interessi: «In Friuli abbiamo negozi che non si trovano in un parco commerciale, ma se bisogna chiudere per farla finita, noi ci siamo. Peraltro, nei mesi di lockdown di marzo, aprile e maggio dello scorso anno non è entrato nulla, ma in termini di costi si è riusciti a comprimerli. Ora invece per presidiare migliaia di metri quadri e incassare poco si spende, il gioco non vale la candela, il calo rispetto al 2019 è del 50%».

Nei centri Smart lavorano 160 persone, che diventano 180 nei picchi stagionali. «Nel 2020 abbiamo perso 10 milioni di euro di fatturato», conclude Schiochet, «ma sopportiamo i sacrifici purché abbiano un senso. Ma con queste regole è come se – per tener fuori di casa i ladri, ovvero il virus – chiudessimo le porte ma lasciassimo aperte le finestre». —

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