Qui Wollemborg nel 1883 crea la prima Cassa rurale italiana

I personaggiAll’epoca in cui Wollemborg scende in campo contro l’usura, Loreggia ha poco meno di tremila abitanti, e quasi tutti vivono a vario titolo del lavoro dei campi. Gli occupati sono...
BELLUCO-FOTOPIRAN-LOREGGIA-MUSON DEI SASSI
BELLUCO-FOTOPIRAN-LOREGGIA-MUSON DEI SASSI

I personaggi

All’epoca in cui Wollemborg scende in campo contro l’usura, Loreggia ha poco meno di tremila abitanti, e quasi tutti vivono a vario titolo del lavoro dei campi. Gli occupati sono suddivisi in due categorie, massariòti e chiusuranti. Entrambi si dedicano alla loro opera come affittuari dei grandi proprietari terrieri, e devono pagare loro cifre molto elevate, per fronteggiare le quali sono costretti a indebitarsi, dovendo poi restituire i soldi ricevuti a tassi da usura.

È per combattere questo fenomeno che Wollemborg decide di sperimentare in paese un’esperienza già maturata in Austria per iniziativa di una figura divenuta molto popolare, Raffeisen. Così proprio a Loreggia nasce nel 1883 la prima Cassa rurale italiana, costruita sulla base di un solido rapporto di fiducia. I soci di quell’esperimento iniziale sono in tutto 32: 12 piccolissimi proprietari, 17 affittuari, il medico condotto, il segretario comunale, e naturalmente lo stesso Wollemborg.

Il primo anno di attività si chiude con un bilancio di 7.605,38 lire, ma già nel sesto si arriva a superare le 16mila. Particolare significativo: in tutto quel periodo, un solo socio viene citato in giudizio per inadempienza. Da lì l’iniziativa dilagherà rapidamente nel Veneto e nel resto del Paese, ponendosi alla base di quella realtà del credito cooperativo che è oggi una delle protagoniste della realtà bancaria italiana, con robuste radici locali.

Un’altra figura estremamente popolare in paese, e legata alla sua storia più recente, è quella di Narciso Ganzina, nato a Loreggia nel 1898 e morto a Roma nel 1984. Figlio del segretario comunale Giobatta (che ha ricoperto la carica per quasi trent’anni), si laurea a Padova in chimica e in farmacia, poi si trasferisce nella capitale dove rileva un’industria del settore. Ma non si dimentica della sua terra, anzi ne diventa un generosissimo sponsor, finanziando iniziative nel campo dell’edilizia scolastica, dell’arte, della musica, del restauro di edifici sacri, dell’associazionismo, e donando opere artistiche alla comunità.

Una testimonianza significativa che, legandosi a quella di Wollemborg, rivela un sedimento di solidarietà diffusa, ereditata dal duro passato. —

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova