Radon, monitoraggio per 130 militari: «Segnalati i nomi delle persone a rischio»

Individuati anche i primi presidi deputati ai controlli: complesso sociosanitario ai Colli, Schiavonia e Camposampiero

Federico Franchin
L'ex base militare sul Venda
L'ex base militare sul Venda

Sono circa 130 i militari dell’Aeronautica che saranno sottoposti a monitoraggio sanitario per verificare eventuali contaminazioni da gas radon avvenute nell’ex caserma Primo Roc del Monte Venda, a Teolo, con il rischio di sviluppare tumori ai polmoni.

In campo lo Spisal

Dopo il via libera della Regione, il monitoraggio in convenzione, partirà a brevissimo, già in estate. «Abbiamo girato allo Spisal, che si sta occupando della faccenda, i nominativi dei militari che dovranno essere sottoposti a controllo», spiega Leone Grazzini, presidente dell’Assi, l’Associazione solidale sottoufficiali «ora lo Spisal sta individuando gli ospedali nei quali mandare i militari che risiedono in Veneto. Sappiamo che sono già stati selezionati il complesso sociosanitario ai Colli e gli ospedali di Schiavonia e Camposampiero. I militari che risiedono altrove, invece, si sottoporranno a screening nella loro regione».

Una storia drammatica

L’ultimo monitoraggio risale al 2019. Ora la necessità è verificare i danni provocati dal radon sui militari che fino al 1998 hanno lavorato nell’ex base Nato sul Monte Venda: sono circa 2.000. Di questi, 70 sono morti per tumore. Dagli accertamenti effettuati, inoltre, 40 dei decessi per neoplasie sono stati collegati alle esalazioni da radon. Altri 15 accertamenti, invece, sono ancora in itinere.

Ok dalla Regione

Qualche mese fa la Regione Veneto, con l’assessorato alla Sanità, ha approvato il monitoraggio, stanziando 50 mila euro. Un traguardo raggiunto anche grazie al lavoro svolto tra i banchi consiliari da parte della capogruppo Pd, Vanessa Camani, e della capogruppo di Forza Italia, Elisa Venturini.

«I soggetti esposti a radon in ambito professionale», precisa l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, «possono rivolgersi al servizio Spisal territorialmente competente per residenza del lavoratore, al fine di richiedere, a titolo totalmente gratuito e previa valutazione specialistica preliminare, la presa in carico da parte del Servizio sanitario regionale per l’esecuzione degli accertamenti sanitari previsti dal Protocollo inserito nella delibera. In ottica di sanità pubblica, per agevolare e supportare le attività degli Spisal, è previsto che il Servizio epidemiologico regionale provveda in modo continuativo al monitoraggio degli esiti della sorveglianza sanitaria, attraverso la redazione di report periodici. Ciò permetterà di assumere in modo tempestivo le misure più congrue e idonee per la prevenzione, la diagnosi precoce e il contrasto alle neoplasie correlate all’esposizione al gas».

Il servizio

La Regione ha affrontato il delicato tema dell’esposizione a radon di alcuni lavoratori che hanno svolto attività professionale in specifici luoghi del Veneto, individuati all’esito dei campionamenti effettuati a cura di Arpav negli anni 2000, che hanno accertato l’effettiva presenza di elevate concentrazioni del gas nell’area ospitante la base militare Primo Roc sul Monte Venda.

I lavoratori che hanno operato in questa base militare erano sottoposti a sorveglianza da parte del ministero della Difesa; tuttavia quando questo ha cessato di garantire i controlli, la Regione ha ritenuto opportuno intervenire con una apposita sorveglianza sanitaria avente come beneficiari i lavoratori che vi operavano.

Il pellegrinaggio

Qualche mese fa è stato posto dalle associazioni dei sottufficiali un cippo nell’area del Primo Roc in ricordo dei defunti e del sacrificio dei militari. Quel cippo è divenuto ormai luogo di pellegrinaggio, come sabato sera, quando si sono ritrovati una trentina di militari elettricisti che hanno operato negli anni.

«Prima di andare a cena al ristorante Alla Chiesa ci siamo fermati per un momento di raccoglimento, molto toccante» racconta Grazzini «l’ultimo militare morto, Cestaro, era proprio un elettricista. Qualcuno si è anche commosso. Eravamo praticamente metà dei 60 elettricisti che sono stati impiegati. È stato bello ritrovarsi, anche se tutti hanno sempre paura di essere i prossimi a precipitare nell’incubo».

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