Rane di Lataste a rischio di estinzione

Appello degli ambientalisti a Castelbaldo per la pulizia del sito dove vivono e maggiore protezione

CASTELBALDO. La popolazione si è dimezzata in dieci anni e vanta ora meno di 10 mila esemplari riproduttivi. La rana di Lataste vive in un’area ristrettissima di appena 20 mila chilometri quadrati, con colonie in Slovenia, Croazia, Canton Ticino e pianura Padana. Una nutrita “famiglia” di rane di Lataste si trova anche tra Masi e Castelbaldo, ma rischia ora di scomparire contribuendo al rischio di estinzione della specie. A lanciare l’allarme è un gruppo di ambientalisti di Rovigo e della Bassa, lo stesso che qualche tempo fa ha scoperto la presenza di una colonia di “rana latastei” nel bacino Spazzolara. L’anfibio vive infatti a cento metri dall’Adige: «Si tratta di un raro anfibio endemico della pianura Padana, oggetto di tutela ai sensi della direttiva europea Habitat» spiega l’esperto Carlo Vallarini «La Lista rossa Iucn, uno dei più autorevoli sistemi di classificazione delle specie a rischio di estinzione, classifica la specie come “vulnerabile”. L’area dove vive questa rana, seppur inserita nella fascia di protezione dell’ Adige, versa in evidente stato di degrado per la presenza di materiale ingombrante, mentre il piccolo stagno che ospita l’anfibio è a rischio compromissione a causa dell’agricoltura intensiva».

A mettere in pericolo le rane sarebbero soprattutto le sostanze anticrittogamiche utilizzate negli appezzamenti agricoli limitrofi. I danni causati dall’agricoltura intensiva, sempre secondo i naturalisti rodigini, avrebbe già creato seri problemi al “ranunculus trichophyllus”, specie vegetale acquatica in forte rarefazione e sensibile all’inquinamento idrico. Entro poche stagioni le due colonie, rane e ranuncoli, potrebbero sparire. Stessa sorte toccherebbe ad un altro ospite dello Spazzolara, la testuggine palustre europea, che da tempo ha trovato casa in un ex macero di canapa a pochi metri dallo stagno delle rane. Per questo il gruppo di esperti ha inviato una lettera al sindaco Claudio Pasqualin, al presidente del Wwf Padova e al comandante del Corpo Forestale di Padova chiedendo l’istituzione di una fascia di rispetto di almeno 150 metri dal fiume Adige e la pulizia del sito.

Nicola Cesaro

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