Rapina all’hotel Bristol Buja di Abano

ABANO TERME. Erano le due del mattino quando il portiere notturno dell’hotel Bristol Buja, un settantunenne del posto che si era appisolato su una delle comode poltrone della hall, improvvisamente si è sentito bloccare la testa da dietro da due mani coperte dai guanti. Quelle di un rapinatore con il volto travisato da un passamontagna, che si era introdotto nella struttura alberghiera di via Monteortone da uno degli ingressi della piscina coperta che si trova sul retro del complesso, dove c’è anche il reparto cure. Prima ancora che il portiere si rendesse conto di ciò che stava succedendo, il malvivente con del nastro adesivo del tipo di quello usato per confezionare i pacchi, gli ha coperto gli occhi e immobilizzato i polsi e le caviglie. L’unica cosa che l’uomo, impaurito dall’irruzione, è riuscito a intravedere, è stata la sagoma dell’aggressore: una persona di media statura vestita con un giubbotto nero e con il volto coperto. «Vi prego non fatemi del male», ha detto il portiere in preda al terrore.
Il bottino. Una volta immobilizzato il portiere notturno, il rapinatore o i rapinatori, visto che nessuno durante il colpo ha parlato e gli inquirenti stanno ancora indagando per capire in quanti fossero, si è diretto verso la reception. Con un cacciavite sono state forzate le serrature di una decina di cassetti del bancone ed è stato arraffato il denaro contenuto: poco meno di seimila euro. Non contento, il bandito ha tentato di forzare anche una vetrinetta contenete dei gioielli della Bulgari accostata a una colonna della hall, senza però riuscirvi. Prima di scappare da una delle porte di sicurezza sul davanti dell’albergo ha rovistato negli uffici della direzione. In particolare in quello di Paolo Buja, titolare dell’hotel con il figlio Gino. Passata una decina di minuti, quando nella hall è tornato il silenzio, il portiere è riuscito a liberarsi dallo scotch e ha chiamato al telefono Gino Buja.
Paolo Buja. «Sono stato avvisato del fattaccio nella notte da mio figlio, mi trovavo a Stoccarda per una fiera del turismo e sono immediatamente rientrato ad Abano», racconta il proprietario dell’hotel Bristol Buja, figlio di uno dei pionieri del turismo termale aponense, Gino Buja «Ho telefonato a Marino (questo il nome del portiere), con lui ho parlato poco perché era ancora sotto choc. Mi ha detto che non gli è stato fatto del male, che ha passato attimi di terrore. Soprattutto quando si è sentito immobilizzare il capo. Non ha saputo dire in quanti fossero perché non ha sentito nessuno parlare. Sono riuscito a strappargli una battuta scherzosa, ma sentivo che era spaventato. Marino è una bravissima persona di cui ci fidiamo ciecamente. Ha una grande esperienza di lavoro negli alberghi di Abano e Montegrotto».
Marino Leone. Il portiere notturno immobilizzato dal malvivente ieri notte ha settantuno anni e vive ad Abano. Prima di lavorare con un regolare contratto di collaborazione all’hotel Bristol Buja ha prestato servizio negli alberghi Grand Hotel Orologio e Columbia. Il giorno dopo ha addosso ancora la paura della notte passata in balia del rapinatore, che per fortuna l’ha solo immobilizzato e non gli ha fatto del male. Raggiunto al telefono si limita ad assicurare che sta bene ma di non voler aggiungere nulla a quanto già dichiarato dai titolari dell’albergo. Il malvivente d’altro canto, da come si è mosso all’interno dell’albergo doveva conoscere bene la struttura. Ci si domanda come mai dopo aver bloccato il guardiano notturno abbia puntato proprio verso i cassetti della reception, dove c’erano i quasi seimila euro.
Il precedente. Nel luglio del 2007 un fatto analogo è successo al portiere di notte dell’hotel Neroniane di Montegrotto. In quel caso Nicola Capone, un cinquantottenne di Due Carrare, era stato malmenato da una banda di malviventi che avevano poi rubato dagli uffici dell’amministrazione appena 250 euro. Capone era stato picchiato senza pietà a calci e pugni. A soccorrerlo era stato il mattino seguente il titolare dell’albergo, che l’aveva trovato esanime in un corridoio. Al pronto soccorso della casa di cura gli avevano applicato dei punti di sutura.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova