Rapina in Posta con trenta ostaggi

A Cadoneghe tre banditi hanno fatto stendere tutti a terra ma sono riusciti a mettere le mani solo su un migliaio di euro
Di Cristina Salvato
BELLUCO RAPINA UFFICIO POSTALE CADONEGHE
BELLUCO RAPINA UFFICIO POSTALE CADONEGHE

CADONEGHE. Quattro, armati, determinati: italiani e probabilmente giovani. Ecco l’identikit dei banditi che ieri pomeriggio hanno assaltato l’ufficio postale di Cadoneghe, facendo stendere trenta clienti a terra. Cattivi e armati, hanno però racimolato un misero bottino, che arriva a mille euro a farla grande. Le casse si chiudono ermeticamente con un sistema antirapina, pertanto neanche con le lunghe cesoie che si erano portati appresso sono riusciti ad aprirle. Non è rimasto loro che raggiungere il complice che li attendeva in auto e scappare veloci a bordo di una Audi station wagon nera. Illesi, ma in stato di choc, i dipendenti e i clienti, costretti a stendersi a terra. Una delle dipendenti ha accusato un lieve malore ed è stato richiesto l’intervento dell’ambulanza per assisterla sul posto. «Avevo parcheggiato dall’altro lato della strada» racconta Emanuele, un giovane del paese «e stavo entrando dentro all’ufficio postale per effettuare un prelievo. Mentre mi avvicinavo, ho notato la strana posizione in cui era posteggiata un’Audi station wagon, nel posto riservato ai disabili e in retromarcia. Giunto quindi davanti all’ingresso ho notato una donna stesa a terra e lì per lì mi sono detto che le era caduto qualcosa e lo stava raccogliendo. Solo allora mi si è avvicinato un uomo, mi ha puntato contro la pistola e mi ha intimato di non entrare e di stendermi a terra. Il signore che era seduto davanti alla porta, invece, l’hanno scaraventato dentro di peso».

Sono le 18.30 e l’ufficio postale di via Montale a Cadoneghe (uno dei pochi nel circondario a restare aperto anche di pomeriggio) è gremito di gente: chi per pagare la Tasi in prossima scadenza, chi per ritirare la pensione, chi semplicemente per saldare un bollettino. In attesa del proprio turno, non ci si guarda neanche in faccia e tutti sono immersi nei loro pensieri. «Ne è entrato uno, con la sciarpa fino agli occhi» racconta un altro giovane, Gabriele Canella, «poi un altro e un altro ancora, con la pistola e il passamontagna. Hanno detto di stenderci a terra e che se ubbidivamo nessuno si sarebbe fatto male. Sicuramente chi ha parlato era italiano. Quando ho capito che non scherzavano, mi sono abbassato e non li ho più guardati in faccia». Pare che uno fosse armato di taglierino e un altro di una lunga cesoia, oltre al terzo con la pistola in pugno. Seminascosta dai cartelloni, Chistene Chevè ha afferrato il cellulare e ci ha messo un po’, per le mani tremanti, a digitare il numero per chiamare aiuto. L’allarme forse era già stato diramato e i carabinieri di Cadoneghe sono arrivati in pochi minuti. I rapinatori nel frattempo erano scappati con un bottino magrissimo: nonostante la lunga cesoia rossa, con cui uno dei banditi ha tentato di forzare le casse, le chiusure hanno resistito e forse questo i banditi non se lo aspettavano. Intanto il tempo passava, perciò i malviventi hanno deciso di scappare con il poco contante che avevano racimolato, per non rischiare di incrociare le forze dell’ordine.

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