Regionali Veneto 2020, ecco chi è il candidato anti-Zaia Arturo Lorenzoni

Tra borghesia cattolica e centri sociali, il vicesindaco di Padova, con la sua coalizione a tinte civiche, ha il via libera di Zingaretti e Martella: sarà lui a sfidare Zaia
PADOVA. Dal cilindro di un centrosinistra in debito d’ossigeno, spunta, faticosamente, il profilo di Arturo Lorenzoni, vicesindaco di Padova e alfiere di una coalizione variopinta, riflesso delle energie degli antagonismi di una modernità spesso estranea al Veneto profondo.
 
Ma chi è davvero “King Arthur” («Per favore, non chiamatemi così») e perché - in vista delle regionali di maggio - la sua figura sta persuadendo i dem, azionisti di maggioranza, a desistere da una candidatura di partito, rinunciando perfino alle sospirate primarie?
 
lo status accademico
 
Cinquantatré anni, sposato e padre di tre ragazzi, Lorenzoni insegna Economia dell’Energia ed Electricity Market Economics alla Scuola di ingegneria industriale dell’Università patavina dove coltiva un ventaglio di interessi scientifici che includono l’economia applicata al settore dell’energia, la regolamentazione del settore, lo sviluppo delle fonti rinnovabili, l’efficienza dei consumi.
 
Già consulente di istituzioni pubbliche e aziende private, collabora a progetti finanziati dall’Unione europea e nel suo medagliere spicca lo spin off Galileia, che impiega giovani ingegneri. Non propriamente incolto (mastica tre lingue e sta prendendo lezioni di cinese), cattolico praticante educato dai gesuiti, debutta in politica nel 2017, candidandosi a sindaco di Padova sotto le bandiere di Coalizione civica, un’alleanza che tiene insieme ambientalisti e sinistra radicale, volontariato e mondo delle professioni; al suo fianco, Rifondazione comunista e i centri sociali; nella manica, il jolly borghese rappresentato dalla moglie Anna, socia del potente studio di consulenza Cortellazzo & Soatto, in portafoglio clienti del calibro della Compagnia delle Opere. 
 
 
Decisivo nel ko bitonci
 
Tant’è: al primo turno raccoglie a sorpresa 22. 357 voti (il 23%) piazzandosi alle spalle del leghista Massimo Bitonci e di Sergio Giordani, imprenditore civico di rito Pd; l’alleanza con quest’ultimo risulta decisiva al ballottaggio e gli vale la piazza d’onore a Palazzo Moroni scandita da una pioggia di deleghe: politiche del territorio e sviluppo urbano sostenibile, università, mobilità e viabilità, agenda digitale, servizi informatici e telematici, in primis. Il bilancio amministrativo? Luci e ombre, a sentire gli osservatori indipendenti. I progressi importanti sul versante del bike sharing (che rende la città del Santo capitale delle due ruote) e dell’innovativo servizio di night bus; i ritardi evidenti nel capitolo tram dove la seconda linea, pur finanziata, resta ancora malinconicamente sulla carta.
 
scintille con giordani
 
La coabitazione con il riformista Giordani? Rapporti umani distesi, qualche boccone amaro da ingoiare - leggi il nuovo policlinico universitario a est, una destinazione a lungo osteggiata - l’insofferenza dell’elettorato progressista per il proliferare senza freni dei centri commerciali, l’aperto contrasto in occasione dello sgombero dell’ex Macello e la cacciata delle 13 associazioni occupanti: «Ero all’oscuro», sbotta pochi istanti dopo l’intervento della polizia «è un precedente grave che non deve ripetersi». Il fuoco sotto la cenere, è il timore di qualche caporione del Pd.
 
Incluso Massimo Bettin, portavoce e “guardia del corpo” del sindaco; grande sponsor di Lorenzoni in seno ad un partito diviso e recalcitrante, ne caldeggia la candidatura con un ardore a tratti sospetto: «Con lui a Venezia, Giordani avrebbe finalmente campo libero», malignano i rivali dem, per nulla entusiasti alla prospettiva di cedere il passo «all’unto del signore» senza colpo ferire. Apocalittici e integrati, new economy e avanti popolo, con il soccorso di piazza delle Sardine e l’occhiolino all’establishment acculturato: eccola, la scommessa arturiana.
 
la benedizione del PD
 
Certo, se otterrà la nomination – sempre più probabile vista la benedizione romana impartita da Nicola Zingaretti e Andrea Martella – il professoregreen dovrà vedersela con un avversario meno divisivo e assai più trasversale rispetto all’antico rivale bitonciano. Luca Zaia, governatore uscente, è il grande favorito della vigilia, abile a cementare il consenso dando voce - senza strillare - al sentiment identitario e autonomista di una “piccola patria veneta”, troppe volte misconosciuto o schernito dalla sinistra salottiera. Arturo Lorenzoni vive in centro storico ma, dalle arrampicate alla bicicletta, ama gli sport di fatica : l’opportunità della scalata, banco di prova dei ciclisti di razza, non gli mancherà. 

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