Regione e Università di Padova uniti per debellare la Porracchia, la pianta che soffoca i fiumi
La pianta anfibia originaria del Sud America è diventata un problema. L’assessore Caner finanzia uno studio per il suo contenimento

È una pianta anfibia originaria del centro e sud America che sta soffocando i nostri fiumi. La Ludwigia hexapetala, chiamata volgarmente Porracchia, si nota subito per il brillante fiore giallo e le foglie lunghe e affusolate che galleggiano sulle sponde dei canali e stagni veneti.
Anche se all’apparenza si dimostra piacevole, è in realtà una specie che sta soffocando lentamente i fondali e le rive fluviali, tanto da costituire, nell’arco di pochi anni, un grave rischio alla sicurezza idraulica del Veneto, così come della Lombardia e al Piemonte, e di altri Paesi come Spagna e Romania.
Per questo la giunta regionale con l’assessore Federico Caner, pochi giorni fa ha approvato una convezione per lo svolgimento di attività di ricerca relativa allo sviluppo e studio di «strategie di contenimento della Ludwigia hexapetala», che durerà per 7 mesi. Un alleato fondamentale sarà l’università di Padova, che metterà in campo le competenze del dipartimento di Agronomia, Animali, Alimenti e Risorse Naturali – il cui presidente è il professor Gianni Barcaccia – per studiare i territori sotto la tutela del Consorzio di bonifica Bacchiglione e quello Lessinio Euganeo Berico.
Si studia come combatterla
L’obiettivo è acquisire informazioni sulla biologia, fenologia e sviluppo della specie e individuare le migliori tecniche di gestione di questa pianta infestante: oltre alla sua dimensione, che può raggiungere sei metri di lunghezza, si propaga molto rapidamente grazie al flusso continuo di corrente, generando estesi e densi nuclei monospecifici, che resistono anche alle temperature più rigide. I danni sono riscontrabili anche ad occhio nudo: la flora nativa si indebolisce fino a scomparire, dato che vengono alterati gli ecosistemi a livello fisico e chimico, incidendo sul ph del terreno e l’ossigenazione, e creano ampie zone stagnanti che formano l’habitat perfetto per la proliferazione di zanzare. Per le attività umane ci sono ancora più disagi: la Porrachia può interferire con l’utilizzo di corpi idrici, aumentando il rischio di allagamento e contribuendo al deterioramento di dighe e infrastrutture.
Modifica lo scorrimento dei fiumi
Inoltre può arrecare danni all’agricoltura, interferendo con i sistemi di irrigazione, e all’allevamento, nel caso occupi prati usati per il pascolo, e può bloccare o modificare lo scorrimento lungo i canali e ostacolare la navigazione.
Il progetto, composto da più fasi operative da realizzarsi nei canali dei due Consorzi di bonifica, si pone quattro obiettivi: effettuare la mappatura della diffusione attuale di Ludwigia, approfondirne la conoscenza, sperimentare nuove strategie di gestione di questa e valutare gli impatti idraulici della specie.
Sì all’estirpazione
La Regione Veneto partecipa al progetto a titolo gratuito, mettendo a disposizione le competenze del personale di Adg Feasr Bonifica e Irrigazione, che collaborerà a stretto contatto con i ricercatori dell’università, che riceveranno dal progetto trentamila euro. Oltre all’importanza dell’opera di eradicazione, la Regione tiene a sottolineare il ruolo di responsabilità che hanno i cittadini nel limitare l’estensione della pianta: anche se di bell’aspetto, il loro commercio è vietato da un regolamento europeo del 2014. Di ottimo aiuto è l’estirpazione a patto che sia totale, senza quindi lasciare lo scarto vegetale in loco, ed evitare in ogni modo la dispersione dei propaguli, per fermare la proliferazione. —
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