Regione Veneto a caccia di partner per far decollare l’antico castello

Monselice, sopralluogo di Forcolin con i tecnici per la stima del complesso: 3,9 milioni. Ma il blitz scatena voci di vendita  



La Regione cerca partner per una gestione programmata che valorizzi il castello di Monselice. «Sia chiaro, il castello non è vendita: quello a cui puntiamo sono convenzioni con privati», mette subito in chiaro Gianluca Forcolin, vice presidente e assessore al bilancio della Regione, l’ente proprietario del complesso monumentale, smentendo così le voci sulla presunta vendita del castello rimbalzate ieri a Monselice.

Voci che non hanno mancato di scatenare reazioni e polemiche. Ma che secondo Forcolin sono basate sul fraintendimento del suo sopralluogo sulla Rocca dell’altro ieri. «Abbiamo riunito la commissione sui beni della Regione. Il castello va valorizzato come è stato fatto in questi anni, è una perla del territorio. Grazie anche a Emanuele Manin, che ha a cuore la Rocca, il castello da anni funziona davvero bene. Il mio sopralluogo con l’architetto Carlo Canato aveva l’obiettivo di fare bene il punto della situazione e capire il valore complessivo dei beni: quello del castello, comprese le sue pregevoli collezioni, si aggira sui 3,9 milioni di euro, ma di certo non sarà messo in vendita, né per questa cifra, né per altre. Ci potrebbe invece essere una compartecipazione tra pubblico e privato, sempre in un piano di valorizzazione. Chiaro che se arriva un progetto privato che, in accordo con il pubblico, mette in campo una serie di interventi, lo prenderemo sicuramente in considerazione. Da una parte potremmo avere entrate che possono compensare gli investimenti nelle manutenzioni. Le nostre intenzioni vanno in questa direzione: azioni di compartecipazione progettuale. Esattamente come è avvenuto a Recoaro Terme, dove la gestione è affidata ai privati e la Regione si fa carico delle spese di straordinaria manutenzione, mentre di quella ordinaria si fa carico il gestore, che le compensa con eventi e altre attività. Ripeto: siamo aperti a un piano di valorizzazione e partecipazione, non certo a una alienazione. Sono altre le strutture che possiami vendere, come un hotel o ristoranti, ma il castello non si tocca e sarà valorizzato».

Risalente al XI secolo e rimaneggiato fino al XVI, il castello è stato dimora signorile con torre difensiva fino a diventare villa veneta. Tuttora conserva i segni degli interventi susseguitisi nei secoli e ospita importanti collezioni, tra le quali è particolarmente ammirata quella di armi antiche.

Un patrimonio che il sindaco Giorgia Bedin, in questi giorni fuori città, intende tutelare. Non a caso, non appena le sono giunte le voci di vendita, ha contattato l’architetto regionale Canato: «Ho poi sentito anche i dirigenti del patrimonio e mi confermano che il castello non è in vendita. Si tratta invece di mettere a punto un percorso di valorizzazione condivisa dei beni del nostro territorio. Se non si trovasse una formula valida per la gestione diretta di questo bene, c’è la possibilità di ricorrere all’appoggio di privati. Ma sostegno e compartecipazione sono due cose ben diverse dalla vendita di un bene pubblico dall’altissimo valore storico e sociale. I nostri beni sono stati stimati economicamente dalla Regione, perché si tratta di un passaggio necessario per la loro valorizzazione nelle forme che saranno concordate con il Comune di Monelice e, ovviamente, con la Soprintendenza».

Lo conferma anche l’assessore regionale al territorio, alla cultura e alla sicurezza Cristiano Corazzari che, interpellato in merito, esclude l’intenzione di vendere un bene storico di così alto valore e conferma invece l’obiettivo-valorizzazione: «Mi riservo di approfondire ulteriormente la questione nei prossimi giorni, chiarendo però fin d’ora che in Regione non abbiamo mai preso in considerazione l’idea di vendere il castello». —

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