Resta paralizzata dopo l'operazione Medici indagati

 Paralizzata dopo l'operazione, perché il responsabile dell'Unità operativa di chirurgia del rachide Daniele Fabris e l'aiuto Sandro Costantini (medici dell'ospedale di Padova) non avrebbero valutato appieno i segnali di malessere della paziente, compresa la perdita del liquor, insorti nei giorni successivi al suo primo intervento per la sostituzione di alcune placche alla colonna vertebrale.
 E' la conclusione saliente della consulenza redatta dal professor Francesco Maria Avato, direttore dell'Istituto di Medicina Legale di Ferrara su incarico del pm Sergio Dini. Sulla base di tale responso diviene più delicata la posizione dei due ortopedici, indagati per lesioni colpose nei confronti della sfortunata Evelina, originaria di Torre del Greco ma residente a Monfalcone. Verranno interrogati nei prossimi giorni.  La donna, sposata e madre di una bambina piccola, rimarrà inchiodata per sempre a letto, essendo affetta da una tetraplegia che non le permette né di muoversi e nemmeno di parlare. I familiari della paziente, patrocinata dall'avvocato Dajana Minelle avevano nominato come loro consulenti il medico-legale Antonello Cirnielli di Mestre e il neurochirurgo Catello Costagliola di Roma, sostanzialmente concordi con le conclusioni dell'esperto d'accusa.  Evelina si era rivolta al dottor Fabris perché da qualche tempo avvertiva forti dolori alla schiena a causa di una spondilosi. Il medico aveva confermato la diagnosi di altri specialisti, spiegandole che bisognava sostituire le vecchie protesi, applicate 20 anni prima, con una tipologia di nuova generazione.  E qui inizia la cronaca di un calvario. L'11 marzo 2010 la donna va sotto i ferri dell'équipe composta, fra gli altri, da Fabris e Costantini. Al risveglio dall'anestesia iniziano i primi malesseri sempre più marcati: mal di testa lancinante, svenimenti e ferita che stenta a rimarginarsi. Gli esami rivelano addirittura perdita di liquor cerebrale. Così il 20 marzo la donna viene di nuovo operata, in Neurochirurgia, alla testa e alla spina dorsale. Troppo tardi per porre rimedio alla gravissime lesioni riportate. Nemmeno al centro di riabilitazione di Monfalcone riescono a recuperare, sia pure parzialmente, la funzionalità motoria della paziente che ora può muovere solo gli occhi.  Il professor Avato non pone tanto l'accento sul primo intervento, con margini di rischio prevedibili in letteratura clinica, bensì sul vuoto decisionale intercorso prima di arrivare alla seconda operazione, nonostante una sintomatologia che avrebbe dovuto allarmare i sanitari.

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