Restaurati 100 reperti della Padova romana: «Necropoli eccezionale in vicolo Pastori»
I beni provenienti da 12 loculi sono nei laboratori della Soprintendenza: nelle prossime settimane saranno catalogati e studiati dall’università

Nelle stanze della Soprintendenza di Padova sono arrivati nei giorni scorsi oltre cento reperti archeologici appartenenti a dodici corredi funerari, restaurati grazie ai finanziamenti ministeriali destinati al Laboratorio di restauro. Un rientro atteso, che apre una nuova fase di studio sulla necropoli romana di vicolo Pastori. L’intervento, curato da Giuseppe Elegir e Giusi Bertolotto della ditta Docilia, ha recuperato anche gli oggetti più compromessi, restituendo forme e superfici che sembravano perdute.
Un bene che torna alla luce
Il confronto tra il prima e il dopo documenta con chiarezza la portata del lavoro: lo si vede nelle lucerne della tomba 63, ricomposte fino a restituire un insieme leggibile e coerente. Ma i materiali recuperati sono molti di più. Da grumi informi di terra e ossidi sono emerse una piccola scatola in bronzo per sigilli, parti in ferro di letti o barelle funebri, balsamari in vetro utilizzati durante il rituale, vetri deformati dal calore della pira. Sacchetti pieni di frammenti sono diventati ossuari, bicchieri, coppe, patere, incensieri e altre forme fittili.
Una scoperta inestimabile
Si tratta di reperti delicati, spesso realizzati con impasti ceramici sensibili all’acqua e pareti sottili. La loro pulitura richiede un approccio cauto, capace di preservare ingobbi, patine e tracce d’uso, come l’apertura praticata intenzionalmente sul ventre di un’olpe, indizio del rituale. Ugualmente complessa è l’integrazione delle lacune, che deve adattarsi alla morfologia originale di ogni oggetto e richiede competenze specifiche.
Un nuovo futuro per i reperti
Completata la fase di restauro, tutti i materiali sono stati imballati con cura per essere movimentati e conservati al meglio in vista dei prossimi passaggi. Nei prossimi mesi prenderanno infatti avvio il rilievo grafico e l’inventariazione dei corredi funerari, mentre i resti ossei saranno oggetto di uno studio nell’ambito di un dottorato dell’università.
Un percorso che permetterà passo per passo di ampliare la conoscenza della comunità che abitava la città in età romana, e di restituire un quadro più completo delle sue pratiche funerarie. —
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