Rifiuti con mazzette, lo scandalo Veritas
MESTRE. Mazzetta infinita, ora tocca al ciclo dei rifiuti. Claudio Ghezzo, 51 anni, di Mestre, direttore commerciale di Veritas, nonchè consigliere delegato di altre due controllate del gruppo, è accusato di aver intascato il 2 per cento del valore degli appalti che Veritas affidava a privati per il trasporto e il trattamento dei rifiuti. Intascava quella mazzetta perché agevolava gli amici. Emerge dalla nuova indagine del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Venezia, coordinata dal sostituto Giorgio Gava della Procura lagunare. Ieri, oltre ai suoi uffici, alla sua abitazione e a quella del padre, sono state perquisite altre sette persone in provincia di Venezia, Padova, Treviso e Vicenza. Si tratta di imprenditori e manager di aziende che lo pagavano per ottenere gli appalti.
L’indagine riguarda gli anni dal 2012 ad oggi ed è nata dall’inchiesta, sempre sul fronte rifiuti, che lo scorso anno ha portato in carcere l’ex dirigente del settore Tutela ambiente Fabio Fior. I reati ipotizzati sono: corruzione, abuso d’ufficio, turbativa d’asta e attività di gestione rifiuti non autorizzata. Le indagini serviranno a capire se esiste un sistema illecito di gestione della gare in seno alle stazioni appaltanti, attraverso cui verrebbero “manovrate” le aggiudicazioni delle gare o gli affidamenti diretti di servizi per lavori di smaltimento, recupero, conferimento e trasporto di rifiuti, mediante bandi di gara ad hoc a favore degli «amici».
La mazzetta del 2%. Intercettando le conversazioni tra due dipendenti di Veritas, i finanzieri del colonnello Roberto Ribaudo scoprono che Ghezzo pretende il 2% sul valore degli appalti assegnati. Denaro che poi “lava” al casinò, o meglio usa il nome della casa da gioco per giustificare la disponibilità di contante. In realtà non sono vincite ma mazzette. Per favorire determinate ditte, dicono i due dipendenti che vengono ascoltati, Ghezzo «confeziona vestiti su misura» per gli amici. Da qui i finanzieri arrivano alla padovana Sabrina Tonin, dipendente della Plan-eco di Cittadella, azienda privilegiata negli appalti.
La paura di finire in galera. Ghezzo parla parecchio, soprattutto quando è nella sua auto. Lo fa in particolare con la Tonin. In una delle chiacchierate, nell’aprile scorso, Ghezzo chiede alla Tonin, quando arriverà il suo «compenso» e lei lo rassicura: «arriverà di sicuro stia tranquillo». Sempre Ghezzo allude ai «soliti tramacci» che Veritas compie in occasione delle gare per abbassare i prezzi. In un’intercettazione, sempre in auto, Ghezzo parla delle donazioni di denaro a lui destinate, per i «mesi di marzo, aprile e maggio», da parte della ditta di autotrasporti F.lli Busato di Giuseppe ed Enzo Busato, di Casier. Quest’ultimo, mentre è con Ghezzo, conferma un’ulteriore somma quale «regalo per il compleanno». I due si preoccupano del fatto che se in auto c’è una telecamera finiscono in galera.
Ma Ghezzo viene pagato dai fratelli anche con il cambio dei pneumatici, il pieno di carburante e il lavaggio dell’auto. Perché come dicono loro «la gente che merita» va ricompensata. Per timore di essere trovato con soldi e doni (orologi) di cui non sapeva fornire spiegazione, Ghezzo nascondeva i regali a casa del padre.
Smaltimento illegale di amianto. Dalle intercettazioni emerge che eludere le leggi per l’affidamento degli appalti e pilotarli, serve anche per occultare lo smaltimento illecito dell’amianto.
L’intento di Ghezzo è quello di affidare alle ditte Idea di Mira e Cosmo di Noale, questo servizio. Probabilmente già affidato alle stesse ditte in passato. Ghezzo è chiamato il «Maestro» e in una conversazione i responsabili della Plan-eco dicono di avergli pagato 100mila euro.
Futura “roba mia”. Ghezzo, l’11 giugno, viene intercettato mentre parla con altri amici e dice che bisogna far sparire una cartellina dove c’è la prova che alla società Futura di Dueville, i rifiuti affidati sono stati pagare più del prezzo di mercato perché «Futura è roba mia, e la roba (i rifiuti), arriva solo se lo permetto io». In questo caso le mazzette sono diventati i «pacchetti di sigarette».
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