Rimborsi, in arrivo 27 milioni per 600 ex specializzandi

Tra oggi e venerdì, oltre seicento camici bianchi potranno stringere tra le mani assegni per un totale di 27 milioni di euro. È l’esercito degli ex specializzandi dell’Università di Padova che, tra il 1994 e il 2006, non hanno intascato la somma che gli spettava dalle borse di studio. I risarciti si aggiungono ad altri 93 padovani che negli ultimi due giorni hanno ricevuto rimborsi per oltre 3 milioni di euro per il periodo compreso tra il 1983 e 1993 (quando lo Stato italiano non corrispondeva alcuna borsa di studio). A renderlo noto sono gli avvocati Giuseppe Pinelli e Francesco Caronia per lo studio Pinelli Schifani, che hanno patrocinato l’azione legale in difesa di oltre 7mila medici di tutt’Italia. I professionisti si sono avvalsi della collaborazione dell’avvocato padovano Federico D’Amelio, afferente al network nazionale di studi legali creato su input dell’Associazione Italiana Giovani Medici (Sigm). «Finora, in Italia, siamo gli unici ad aver consegnato il denaro agli ex specializzandi ricorrenti», specifica l’avvocato Pinelli, «a Padova abbiamo seguito circa seicento medici a cui arriverà un corrispettivo di 27 milioni di euro entro la fine di questa settimana. Ognuno di loro ha diritto ad una cifra differente, calcolata in base al singolo caso. Nel periodo compreso tra il 1994 e il 2006 i medici in formazione hanno ricevuto una borsa di studio pari a circa 900 euro al mese, in realtà avrebbero dovuto ricevere 1800 euro al mese». Cosa è accaduto in quel periodo? In pratica, non è stata applicata una direttiva europea. Il principio comunitario di “adeguata remunerazione” doveva essere garantito in Italia con un meccanismo di adeguamento delle borse di studio: ogni anno la somma sarebbe dovuta essere parametrata al costo della vita e al tasso di inflazione, inoltre ogni tre anni la cifra avrebbe dovuto seguire i dettami del contratto collettivo nazionale del sistema sanitario nazionale. La remunerazione degli specializzandi doveva essere allineata agli incrementi contrattuali dei medici dipendenti per ragioni di parità, rispetto ad analoghe mansioni svolte. Una sentenza del 2013 ha accertato il diritto alla rideterminazione della borsa di studio e condannato così lo Stato a pagare i medici ex specializzandi nel periodo 1994-2006 ed oggi specialisti. «L’azione legale è ancora proponibile fino al 2017 da parte di chi non ha ancora agito», aggiunge l’avvocato Pinelli, «Ciò vuol dire che lo Stato è potenzialmente esposto per una cifra complessiva di due miliardi di euro». (e.f.)
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