Morto in moto a 21 anni, il dolore degli amici: «Non aveva bevuto alcol, non era un incosciente»
Parla un cugino di “Brotto”: «Sapendo di dover guidare fino a casa non si sarebbe mai ubriacato». La comunità stretta nel lutto: cinquanta giovani si sono riuniti davanti alla parrocchia di Bosco

«Era un ragazzo gentile quanto responsabile», ricorda un cugino di Giovanni Bortoletti. Che aggiunge: «Vorrei solo che si sapesse che non era uno che amava gli eccessi. Sabato sera era uscito per fare serata con gli amici, e stava tornando con un compagno di università. Domenica mattina avrebbero studiato insieme per un esame. Ma lui non avrebbe mai bevuto sapendo di dover guidare fino a casa. Non l’avrebbe mai fatto».
La voce del familiare si staglia per difendere un punto ancora incerto sulla dinamica della vicenda: “Brotto” non era tipo da ubriacarsi. Né avrebbe pigiato irresponsabilmente sul gas dello scooter di grossa cilindrata. Le indagini dei carabinieri della stazione di Limena sulla dinamica dell’incidente sono ancora in corso.
Nel frattempo la comunità di Rubano resta stretta in un lutto che per ora non trova risposte. «Era un ragazzo d’oro». E ancora: «Un ragazzo che faceva le cose col cuore». Quindi: «Trasudava entusiasmo e passione, era uno stimolo per tutta la comunità». Risposte autentiche, spontanee, sincere. Così lo descrivono i coetanei della piccola comunità di Bosco di Rubano, centro abitato di poche case e tutto raggruppato intorno alla chiesa dei santi Maria e Teobaldo.
E lì si ritrovano, spaesati da una notizia straziante gli amici e i compagni di una vita. Rubano accoglie così la notizia della morte di Giovanni Bortoletti: una notizia inaspettata, impensabile.
«Era un ragazzo molto responsabile», spiega un’amica all’ombra del campanile di Bosco. «Non lo dico solo perché era un animatore – prosegue – ma perché con il suo carattere gentile e sincero era davvero una guida per tutti noi».
Entro la fine della mattina sono oltre cinquanta i ragazzi radunati nel piccolo piazzale della chiesa. Una dimostrazione di spontaneo affetto, ma anche della profondità della cicatrice che lascerà nella comunità.
«Ricordo di averlo visto qui in parrocchia domenica scorsa», racconta don Davide Bedin, pastore della frazione di Bosco. «Era venuto qui, come sempre faceva, per dare una mano. Era un ragazzo splendido, aveva un carattere che trasmetteva un vero senso di gioia. Davvero un ragazzo d’oro», osserva il parroco.
Cuore juventino come papà Alfonso, “Brotto” da alcuni anni frequentava la palestra McFit di Tencarola. Anche questo era diventato un luogo di aggregazione: diversi i ragazzi con cui aveva stretto un forte legame, coi quali aveva creato un vero e proprio gruppo. E poi, oltre allo sport, c’era anche lo studio. Una vera e propria passione, secondo chi lo conosceva. Tanto che a Bosco gestiva l’aula studio. Studente brillante, era iscritto al corso di Ingegneria civile all’università di Padova.
C’è chi poi ricorda l’impegno negli scout con il gruppo di Sarmeola 1, e chi per la sua disponibilità nell’organizzare i dopo-scola: da qualche tempo aveva preso in carico gli studenti delle quarte e quinte. In estate era anche reclutato come animatore dei campi scuola. Amante della montagna, non rinunciava mai all’occasione di un passeggiata nella natura.
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