Salma quasi smembrata non riconosce il fratello

Fanni Rosin a Verona coi familiari dei morti di Arsego gettati in un container La donna disperata: «Dovrò fare il test del dna per sapere se era proprio lui»

di Giusy Andreoli

SAN GIORGIO DELLE PERTICHE

Le famiglie Calzarotto, Rizzato e Rosin hanno potuto vedere ieri pomeriggio le salme dei loro cari nel cimitero di Verona, che hanno raggiunto con il furgone messo a disposizione dal Comune, accompagnati dall'assessore Davide Scapin e dal necroforo. Ad attenderli c'erano i poliziotti scaligeri, i necrofori veronesi e un rappresentante della Procura di Verona.

Ma mentre le sorelle Calzarotto e i coniugi Rizzato hanno riconosciuto i loro congiunti, per Fanni Rosin il dramma continua. Se possibile ancora più sconvolgente. E’ tornata a casa in lacrime. «Non ho riconosciuto mio fratello, sono disperata. Era in condizioni pietose. Addirittura aveva il collo staccato. La prossima settimana verranno a casa mia per ricavare il dna e compararlo con quello della salma che non ho potuto riconoscere visto come era ridotta. L'unica consolazione è che almeno mio padre era intatto». Per la donna il colpo è stato durissimo: era legatissima al fratello Luigi, morto 30 anni fa in un incidente stradale; lei gli era seduta accanto in auto, si è salvata per miracolo. All'epoca non poté assistere al funerale perché ricoverata.

«Oltretutto in tasca a mio fratello avevo fatto mettere un biglietto scritto da me e non l'aveva. Né mio padre aveva in tasca una scatola del tabacco che gli avevano lasciato. I poliziotti hanno detto che, pur arrugginita, doveva esserci».

Sollevati invece i Calzarotto e i Rizzato. «Mamma e papà erano in buone condizioni – dice Malvina Calzarotto - Ci hanno tirato fuori le salme una ad una. Mancavano solo i parenti del sesto defunto, nessuno ha potuto riconoscerlo. L’incaricato della cremazione ci ha chiesto indirizzo e telefono per avvisarci quando verranno dissequestrate».

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