Santa Giustina, i parrocchiani si ribellano al "prete-fascista"

Si dichiara di destra e sta con La Russa. Giustifica il cittadino che si arma contro l'emergenza criminalità. Ma è polemica su don Federico Lauretta: la Curia tace, don Bizzotto è critico
FERRO - FURTO A SANTA GIUSTINA,DON FEDERICO
FERRO - FURTO A SANTA GIUSTINA,DON FEDERICO

PADOVA. Militanza nel Fronte della Gioventù e ora stretta parentela con i Fratelli d’Italia (il partito di La Russa) sbandierata manco fosse la San Vincenzo. Prima pubblica uscita, come parroco, l’altro ieri a dare man forte al Fratello assessore provinciale Pavanetto dopo un sit in Prefettura per chiedere sicurezza, contro il decreto svuota-carceri, contro gli immigrati, quelli che delinquono certo ma è trasparente la morale: se ne stessero tutti a casa. A pubbliche parole si presenta come uomo di destra e (fino a ieri) su Fb alla voce orientamento politico scrive Pnf (Partito nazionale fascista, quello fondato da Mussolini nel 1921) anche se dice (furibondo per essersi ritrovato ieri sui giornali dipinto col manganello in mano), che «non si può scambiare Fb per la realtà».

Ancora, dipinge Padova preda di bande di criminali che manco Chicago negli anni Venti, invoca sicurezza, grida che nessuno fa nulla «e poi se la gente usa le pistole non dobbiamo lamentarci: che deve fare?». Tifoso del Padova, e i suoi fratelli all’Euganeo sono gli ultras della tribuna Fattori. Niente male per essere un monaco benedettino tutto ora et labora, vita contemplativa e lavoro, quotidianità quasi claustrale.

Va da sé, il masso che don Federico Lauretta, 39 anni, da 16 in monastero e da 20 giorni nominato parroco di Santa Giustina, ha scagliato con destra energia nel religioso, padovano stagno, ha prodotto più che un leggero increspamento a pelo d’acqua.

A partire da lui medesimo, infuriato per essere stato sbattuto sui giornali, perché ribadisce «il fascismo è finito nel 1945, io sono un uomo di destra e questo non è un peccato mortale». E perché «il fatto che io mi appoggi ad un partito (Fratelli d’Italia) non vuol dire niente, ho parrocchiani comunisti e cosa vuol dire? Mica gli faccio nulla». Quanto si dice carità cristiana.

Ma anche i suoi parrocchiani, e non quelli comunisti, sono arrabbiati: non tutti 2300, ovvio, ma i più impegnati sul fronte accoglienza, solidarietà, nel propagare il messaggio francescano e nello star dietro alla “rivoluzione” di papa Bergoglio. I quali parrocchiani, racconta lo stesso Lauretta, ieri si sono fatti sentire con lui, un tantino basiti. Le montature dei giornali, ha risolto così il monaco, che è cappellano della Finanza e della Polizia municipale, saio, muscoli da ring e un simpatico viso da set. Ma i parrocchiani non se la sono bevuta. «Infanga tutta la comunità di Santa Giustina che invece è attiva e fa cose importanti. Molti non condividono ma proprio per niente il suo orientamento. E molti non andranno certo in chiesa ad ascoltarlo». Punto e chiuso. E’ lapidario il parrocchiano, che non vuole rendere pubblico il proprio nome ma è persona devota ed equilibrata, votata ad una chiesa sociale. E’ disposto a digerire molto, ma non i massi. E non parla solo per sé.

Sulla faccenda “aspersorio e manganello” (don Federico si scalderà un altro po’ a veder ancora citato il manganello, ma è dura rinunciarci), la Curia è sprofondata nel silenzio. Che sia in vista di una reprimenda o di un chiamiamolo “insabbiamento”, chi lo sa. Silenzio anche da parte dei 18 oblati benedettini che abitano il monastero di Santa Giustina (i due terzi hanno oltre i 75 anni), che orano et laborano nelle stanze della clausura e di sicuro non corrono dai giornali a raccontare il loro pensiero. C’è però qualcuno che presta loro un po’ di voce, libera qual è quella di don Albino Bizzotto, fondatore di Beati i Costruttori di Pace: «Santa Giustina è anche una comunità benedettina, quella di don Lauretta è una posizione di protagonismo che forse non rispecchia gli altri. Oggi (ieri) ho sentito tante persone rimaste scandalizzate dalle sue uscite. Pare convinto che la sicurezza arrivi solo con la repressione. A livello cristiano, beh, ci può essere ben altra risposta. E poi, non cade il mondo se succedono cose oltre la normalità, qui come ovunque: si parla di mancanza di sicurezza come se a Padova fosse scoppiata una bomba. Beh, non è così».

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