Schianto a Saccolongo, le vittime: il tassista Eliseo e Manuel, padre dal grande cuore

SACCOLONGO. Rocco Eliseo era un tassista della cooperativa Corapa da 25 anni. Era conosciuto come “Padova 11”. Prima di diventare taxi driver aveva lavorato a lungo come meccanico in una carrozzeria. In pratica aveva lasciato l’attività di artigiano carrozziere dopo aver conosciuto tanti tassisti che andavano a far riparare le rispettive macchine nella carrozzeria dove lavorava.
Come spiegano il segretario della Fita-Cna, Walter Basso e Massimo Pastore, presidente della Corapa (150 tassisti associati, che, sindacalmente, fanno riferimento alla Cna, all’Assotaxi ed alla Cisl) Eliseo, quando non effettuava turni di servizio nei vari posteggi di Padova, tra cui in stazione ed in Piazza Garibaldi, dava una mano anche alla cooperativa come istruttore dei tassisti, che avevano bisogno di un corso di formazione.
Era originario di Codiverno, frazione di Vigonza, ma da tempo abitava con la famiglia in via Normandia, in zona Camin, non lontano dalla sede dei taxi in via Svizzera. Lascia un figlio maschio ancora piccolo.

l padre era morto non molto tempo fa. «Sono senza parole». sottolinea Walter Basso, anche lui ex autista. «In questi casi tutti dicono era un bravo ragazzo. Invece Rocco era davvero un galantuomo. Era stimato da tutti noi sia come un professionista impeccabile e sia come un cittadino, cercava di aiutare tutti quelli con i quali veniva in contatto. La Corapa (Cooperativa Radio Taxi Padova) resterà in lutto per molto tempo. Mi sono sentito con il presidente Massimo Pastore appena saputo della morte di Eliseo. Anche lui è convinto di aver perso un collega espertissimo che era anche un grande amico».

michelotto lascia una bimba.
Di Manuel Michelotto non si può che parlare bene: bravissima persona, in paese era impegnato nell’organizzazione dei gruppi dei carri mascherati e delle manifestazioni benefiche nate con la Festa della birra in seguito ad un’altra tragedia stradale, a sostegno dell’hospice pediatrico di Padova. Una persona che aveva sofferto nella vita e forse anche per questo era dotato di grandissima umanità. Adorava, poi, la sua bambina di dieci anni, per la quale era un padre attento, amorevole e premuroso. Manuel Michelotto aveva compiuto 42 anni a gennaio ed era originario di Bosco di Rubano, dove era vissuto fino a quando si era trasferito ad Arlesega di Mestrino, con la compagna Stefania. Stavano insieme da una ventina d’anni e la loro storia d’amore era stata coronata, dieci anni fa, dalla nascita di una bimba, che Manuel adorava. Lavorava all’Edison.
Non aveva avuto una vita facile e il destino lo aveva messo fin da subito a dura prova: rimase orfano di padre alla tenera età 11 anni a causa di un incidente sul lavoro. Quasi la stessa età della sua bimba, che i parenti hanno dovuto preparare con attenzione e delicatezza a ricevere la terribile notizia. Notizia alla quale non ha retto la sua mamma, Stefania, che appreso della morte di Manuel ha avuto un malore. D’altronde ieri nulla faceva presagire la tragedia: era una giornata di festa e la famigliola era uscita in compagnia degli amici a pranzare tutti insieme. Poi la decisione, in tre, di fare un giro per provare la macchina, quella Peugeot che si è trasformata in una trappola mortale.
«Era un ragazzo splendido», racconta l’assessore Roberta Sarasin, accorsa in ospedale a sostenere Stefania: con Manuel si conoscevano fin da bambini. «Un amico come pochi». prosegue. «Leale, sincero e genuino. Una persona di quelle che ti arricchisce». Aggiunge il sindaco Marco Agostini: «Ricordo Manuel alle griglie della Festa della birra per raccogliere fondi per i bambini dell’hospice pediatrico».
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