Scontri in piazza, parla Giordani: «Dialogo, ma nessuno può ricattarmi»

PADOVA. «Sergio Giordani decide con la sua testa. A volte sbaglio, ma non subisco ricatti. Anche se cerco sempre il dialogo». Alla fine c’è anche un aspetto caratteriale. E rispetto ai suoi predecessori, Giordani è un sindaco più dialogante, si potrebbe dire più “morbido”. «Ma che non si pensi a una debolezza – avverte – Discuto con tutti, ma nessuno provi a condizionarmi con atti di forza di qualsiasi tipo perché non funziona». Alla fine della settimana più difficile dall’inizio del suo mandato, il primo cittadino prova a tirare le somme. Analizzare quello che è accaduto e impegnarsi per il futuro.
Giordani, a mente fredda crede di aver sbagliato qualcosa?
«Vede, io non prendo mai sotto gamba quello che faccio. Però ho alcune caratteristiche tipiche della persona normale e tranquilla. Ad esempio: non credo mai di sapere tutto. Accetto i consigli. So quali sono gli ambiti di azione miei e quelli in cui devo aver rispetto del lavoro e delle scelte di chi ne sa più di me e ha le competenze».
Lunedì sera però qualcosa è andato storto.
«Nei giorni precedenti abbiamo seguito con attenzione la situazione. E lunedì fino all’una di notte mi sono informato su quello che è accaduto. Qualcuno ha detto che avrei dovuto precipitarmi lì nel bel mezzo degli scontri. Io penso che avrei solo intralciato il lavoro delle forze dell’ordine. Se per il futuro si potrà fare qualcosa di più e meglio lo farò. Non mi vergogno di dire che, come sempre nella vita, c’è tanto da imparare».
C’è stata un po’ di sottovalutazione?
«Non credo. C’è stato invece un lavoro di mediazione e attenzione molto forte, che va riconosciuto. Non amo lo scaricabarile. Sono situazioni molto calde. Purtroppo può capitare che le cose prendano una piega sbagliata e inaccettabile. Non dovrà più ripetersi».
È vero che ha incontrato i rappresentanti del Pedro e che è stato avvisato che avrebbero cercato lo scontro?
«Non c’è nessun segreto, ho incontrato una delegazione per qualche minuto subito dopo la loro conferenza stampa in piazza Garibaldi. Senza preavviso sono arrivati a Palazzo Moroni chiedendo di parlarmi: certamente, in quella fase delicata, sbattere la porta in faccia avrebbe solo aumentato la tensione. Io ascolto tutti e dico a tutti quello che penso. Perché chi ha paura di ascoltare sbaglia sempre».
Cosa gli ha risposto?
«Ho raccomandato con forza che tutto si mantenesse tranquillo e di rispettare le regole e la legge. La mia idea è che tutti devono poter manifestare in maniera pacifica. Tutte le altre voci sono ridicole e strumentali».
Se Bitonci fosse stato sindaco, secondo lei, avrebbe evitato gli scontri?
«Perché cos’ha la bacchetta magica? Siamo seri, non è mica Mandrake. Scontri violenti ci sono stati anche nel 2014 con lui sindaco. Le istituzioni devono lavorare assieme per evitarli».
Come giudica l’operato della Questura e delle forze dell’ordine? Hanno commesso errori?
«Sono andato subito dal questore l’indomani, anzitutto per portare solidarietà totale agli agenti feriti e per capire da chi è più esperto di me cosa fosse successo. Il rispetto istituzionale, come il rispetto delle prerogative di ciascuno, per me è sacro. Il legame tra l’amministrazione, il sottoscritto e la Questura sarà sempre solido e caratterizzato da grande fiducia. Ho grande stima per il lavoro quotidiano che fanno tutte le forze dell’ordine».
La imbarazza la presenza di due consiglieri di maggioranza alla manifestazione?
«Perché dovrebbe? Mi risulta abbiano lavorato per evitare quello che poi purtroppo è successo. So di avere con me persone che la pensano anche in maniera diversa su alcuni punti. Ma per me sono tutte persone degne, che lavorano, fanno politica con passione e non hanno mai torto un capello a nessuno. Se qualcosa non andrà ne parlerò di volta in volta con gli interessati. Ma c’è una cosa che mi ha dato molto fastidio».
Cosa?
«Non mi piace il linciaggio ad personam partito già prima del voto. E l’ho trovato anche disgustosamente maschilista. Non ci sono persone di serie A e serie B, siamo tutti insieme».
La sua maggioranza è salda?
«Saldissima. La giunta lavora in maniera unanime. I consiglieri hanno lavorato ad una mozione unitaria per il consiglio. E tutti siamo impegnati a fare cose positive per la città».
Perché allora qualcuno ha chiesto una sala in Comune per il Pedro? E perché è stata data?
«È stata richiesta come prevedono le regole e gli uffici preposti l’hanno concessa. Io credo che non si faccia politica decidendo di volta in volta a chi dare spazi pubblici e a chi no. E soprattutto, per fortuna, non è nei poteri di un sindaco».
È un messaggio a Bitonci?
«È finito il tempo del “Re sole” che pensa che il Comune sia suo. L’hanno deciso i cittadini».
L’ex sindaco però ha impostato l’ultima parte della campagna elettorale proprio sul “pericolo” dei centri sociali. Vuole rassicurare i padovani? Lei è ricattabile?
«Mi pare che qualcuno stia già pensando alle prossime politiche. Comunque a me non ricatta proprio nessuno: né i poteri forti, né i partiti, né i centri sociali. Questo deve essere chiaro».
Che rapporti avrà ora con il Pedro? Zanonato entrò in rotta di collisione, mentre Bitonci li incontrava segretamente...
«Io non ho preconcetti e dialogo con tutti quelli che rispettano l’istituzione che rappresento. Certo quello che è accaduto lunedì non mi è piaciuto per nulla. Ma se ci saranno condizioni nuovamente serene si andrà avanti a parlare».
Nessuna rottura dunque?
«Bisogna cercare di unire la città in tutte le sue sfaccettature. Anche quando è faticoso e finché sarà possibile. Questo per garantire tranquillità e rispetto. Non voglio più che Padova viva quello che ha vissuto lunedì».
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