Seguendo la trama (e l’ordito) di una storia straordinaria

I tessuti della ditta veneziana portano la firma di grandi artisti del Novecento Tremila i prodotti, duemila i tessuti: oggi si possono vedere, su appuntamento
Di Silva Menetto

VENEZIA. Lungo il Canal Grande, a palazzo Corner Spinelli, è custodito un prezioso scrigno di arte e di costume che racconta di quando la Biennale di Venezia era per le arti decorative un volano straordinario e ospitava le migliori produzione del vetro di Murano ma anche magnifici tessuti per arredamento realizzati, tra gli altri, dalla ditta Rubelli.

Nella prima metà del Novecento si assiste a una specie di corsa all’eccellenza: gli artisti fanno a gara per presentare opere originali e tecniche sempre più avanzate, le aziende cercano nuove collaborazioni con firme importanti del mondo dell’arte. La Rubelli viene a contatto con alcuni tra i grandi nomi di quell’epoca: Guido Cadorin, Vittorio Zecchin, Gio Ponti, Umberto Bellotto. Tutti artisti eclettici, che si misurano volentieri con le creazioni in stoffa e che ottengono risultati più che ragguardevoli, a giudicare dalla qualità delle committenze. Quel prezioso scrigno che è l’Archivio Rubelli, ora visitabile su appuntamento, raccoglie oltre tremila tessuti prodotti dalla ditta, duemila disegni originali su carta e altrettanti volumi di storia del tessuto e storia dell’arte che costituiscono una preziosa fonte di ispirazione per l’azienda ma anche per gli studiosi di costume.

Tra lettere, annotazioni, libri contabili e elenchi di clienti, spunta ad esempio la storia dell’incontro a Palazzo Reale tra Dante Zeno Rubelli e la regina Margherita di Savoia che nel 1901 esprime il desiderio di vedere le stoffe della ditta. Da quell’incontro nasce l’idea di uno speciale velluto soprarizzo (tessuto a mano) in seta blu con margherite intrecciate al nodo Savoia, disegnato secondo i canoni dell’Art Nouveau e assai lontano dai dettami dell’iconografia ufficiale di Casa Savoia, che la sovrana vuole per la sua villa privata. Da un semplice cartellino che riporta la scritta “Velluto treno reale”, la responsabile dell’archivio Rubelli, Isabella Campagnol, con vero piglio da investigatrice, è riuscita invece a ricostruire la storia delle stoffe che furono realizzate da Rubelli per le carrozze del treno reale, costruito dalla Fiat nel 1928. Ha ritrovato i disegni, le messe in carta e anche le foto del velluto a rosetta utilizzato per il vagone-salottino della regina, oltre ad alcune prove in tessuto per le tende del convoglio reale. Di storie come questa ne esistono a decine nello scrigno di Rubelli, raccontano uno spaccato di storia del costume che si estrinseca attraverso trame e orditi. Raccontano di pittori come Guido Cadorin che negli anni Venti espone a Ca’ Pesaro e all’Internazionale di Roma e intanto, come “designer”, crea per Rubelli i disegni dei soprarizzi di Villa Papadopoli di Vittorio Veneto; o di artisti come Giò Ponti, che nel 1934 presentò alla Biennale di Venezia ben quattro tessuti disegnati per Rubelli, reinterpretando la secolare tecnica del velluto con sequenze geometriche. Tessuti ancora oggi in catalogo, realizzati magari col telaio meccanico ma sempre attualissimi nel disegno.

Archivio e Collezione Storica Rubelli, visite su appuntamento, www.rubelli.com.

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