Sesso con una ragazzina: condannato a nove anni

CITTADELLA. Trentanove anni di differenza: lui, Alberto Micheletto, classe 1955, residente a Castion di Loria in via Condotta 22, lei Anna (nome di fantasia per tutelare la vittima) classe 1994, residente nel Cittadellese. Un incontro casuale al bar, il primo appuntamento con la scusa di scattare alcune foto artistiche, poi via via una serie di incontri che si fanno sempre più morbosi finchè il sesso e la trasgressione diventano l’ingrediente unico di quei rendez-vous tra un uomo e un’adolescente. Fu sesso consenziente secondo la difesa dell’imputato. Fu solo violenza sessuale su una minore di 14 anni (quindi stupro, alla stregua del codice penale che configura come reato di violenza ogni atto sessuale compiuto nei confronti di un soggetto con meno di 14 anni, pur consenziente) secondo la pubblica accusa, il pm Maria D’Arpa che ha chiesto 12 anni di reclusione.
E la lettura della pubblica accusa è stata accolta quasi in pieno, ieri, dal tribunale di Padova (presieduto dal giudice Claudio Marassi) che ha condannato a nove anni di carcere e 90 mila euro di multa Micheletto, di professione guardia giurata, un matrimonio fallito alle spalle. Le accuse contestate? Violenza sessuale continuata su una minore di 14 anni, induzione e sfruttamento della prostituzione minorile. Non solo. I giudici hanno stabilito che l’imputato dovrà versare 50 mila euro alla ragazzina, a titolo di risarcimento, e 10 mila euro a ciascuno dei suoi genitori: la vittima, con i familiari, si era costituita parte civile tutelata dal penalista padovano Ernesto De Toni. La difesa di Micheletto, invece, era affidata agli avvocati trevigiani Luca Dorella e Simone Guglielmin che non avevano negato i rapporti tra l’uomo e la giovanissima, peraltro mai smentiti dall’interessato pronto a parlare di storie d’amore. I legali hanno insistito sulla volontarietà dei comportamenti della ragazzina, che non sarebbe risultata attendibile, soprattutto per quanto riguarda l’accusa di induzione alla prostituzione. Tuttavia il tribunale ha deciso diversamente e, tra un paio di mesi, saranno depositate le motivazioni della pronuncia.
La squallida vicenda si consuma nell’arco di un biennio, tra l’inizio del 2007 e il febbraio 2009. Micheletto e Anna si incrociano al bar Papete di Pozzetto, una frazione di Cittadella. Lei frequenta la terza media con buon profitto, pratica alcuni sport e ha un bel fisico, anche se non si fa particolarmente notare. Ma quel viso “acqua e sapone” piace a Micheletto che, presentandosi come fotografo, le propone alcuni “scatti” nel suo atelier a Castion di Loria. Anna accetta e quasi subito Micheletto le suggerisce di “alleggerire” il guardaroba che indossa. Anna si fa ritrarre completamente nuda, poi l’uomo inizia un progressivo “avvicinamento” fisico. Di lì a poco i rapporti sessuali saranno completi e ripresi con il cellulare e videocamere. Anna, però, non è l’unica “Lolita” di casa Micheletto. Ci sono pure altre ragazzine, che hanno scelto di non denunciare, riprese dall’imputato da sole o durante “giochi” di gruppo fra adolescenti.
In cambio Anna riceve delle mance: 50 o 100 euro a seconda della tipologia della prestazione. In due occasioni, nell’estate 2008, è convinta a fare sesso con un cinese per 200 euro, mentre 50 euro sarebbero stati incassati da Micheletto. E il cinese, arrivato in aula per testimoniare a favore dell’imputato, è stato riconosciuti davanti ai giudici dalla ragazzina come il suo cliente occasionale. Così sono stati trasmessi in procura gli atti (ipotizzando la falsa testimonianza) per quanto riguarda il cinese e alcune ragazzine, piuttosto reticenti. Nel 2009 Anna è sempre più svogliata: non va bene a scuola ed è diventata videopoker-dipendente. Preoccupati, i genitori la mandano da una psicologa: è l’esperta a raccogliere le prime confidenze della ragazzina sull’inferno in cui si trovava a vivere.
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