Sgozza la prostituta e tenta di bruciarla

Brasiliana di 35 anni uccisa nel suo letto da una persona a cui aveva aperto la porta
 
MONSELICE.
Dal caldo sogno di una professione da infermiera in Brasile, al freddo tavolo di un obitorio dell'ospedale di Monselice. E' questa la parabola di Iulsa Sousa Moreira, 35 anni, prostituta brasiliana, trovata ieri pomeriggio seminuda e semibruciata nel bagno di un elegante mini appartamento giallo in via Valli 3/d, a 500 metri dal centro di Monselice da un'amica e collega, una mora brasiliana di 45 anni. Uccisa - prima di essere spostata - con un fendente alla gola (e qualche altra coltellata al petto) sul letto della camera, da qualcuno che probabilmente conosceva, forse un cliente. Di sicuro una persona con poca forza nelle braccia (anche una donna) data la poca profondità dei colpi. Il nome dell'assassino (o degli assassini) potrebbe essere scritto in uno dei telefoni cellulari che le due donne usavano per gli appuntamenti. Lo sperano gli uomini del Nucleo investigativo provinciale diretti dal maggiore Francesco Rastelli e quelli della Compagnia di Abano del capitano Massimiliano Kornfeind, che ieri hanno «cristallizzato» la scena del delitto. Controllando tabulati telefonici, trovando riscontri orari dei viaggi autostradali con l'auto in uso alle due e perquisendo tre appartamenti in Emilia Romagna, usati da entrambe. Iulsa Sousa Moreira e l'amica: l'unica che la conosceva bene e, in quanto tale, sospettabile.  A scoprire il corpo di Iulsa Sousa Moreira è stata ieri, nel primo pomeriggio, proprio l'amica brasiliana, che con lei condivideva tutto: l'appartamento, i telefoni cellulari e gli affari. Le due si davano il cambio in quel mini ristrutturato di recente, alternandosi durante la settimana: fra appuntamenti presi al cellulare con i clienti fissi e quelli concordati via internet (grazie a siti hard in cui «postavano» foto e messaggi).  Ieri toccava a Iulsa Sousa Moreira monetizzare con il proprio corpo. Se in casa c'era una, non c'era l'altra. Iulsa Sousa Moreira conosceva il suo assassino: gli ha aperto la porta. E non ha lottato: l'appartamento non è stato trovato in disordine. Non ci sono segni evidenti di lotta. Come non ci sarebbero segni di trascinamento del corpo dalla camera al bagno, che potrebbero essere stati cancellati.  Così come è sparita l'arma del delitto (un coltello) che l'assassino potrebbe aver portato con sé. Iulsa Sousa Moreira è stata uccisa, molto probabilmente sopra il letto dove aveva appena consumato una prestazione. Un fendente alla gola. Preciso. Rabbioso. D'impeto. Poi altre coltellate. Fra vittima e carnefice potrebbe esserci stata una discussione. Più soldi. Meno obblighi. Oppure c'è qualcos'altro. Iulsa Sousa Moreira si prostituiva anche a Ferrara e a Bologna. Come pure l'amica. Le due condividevano anche i clienti che arrivavano dall'Emilia: l'appartamento è comodamente raggiungibile dall'autostrada. Bologna è a 40 minuti. Qualcuno dice che Iulsa Moreira avesse lavorato anche come ballerina di lap dance a Reggio Emilia, sebbene il fisico non fosse più quello di una volta. Certamente un modo come un altro per «agganciare» i clienti.  Ma dal sogno di un lavoro stabile a Bahia era passata agli amori mercenari della periferia padana. Iulsa Sousa Moreira, clandestina, l'estate scorsa aveva partecipato ad un concorso in Brasile per infermieri. L'esito negativo, però, l'aveva convinta a varcare l'oceano, chiedendo aiuto all'amica (intestataria del contratto d'affitto del mini di proprietà di un trentenne di Monselice) con cui aveva cominciato a condividere il mestiere più antico del mondo. Cercava un lavoro stabile. Soldi. Una nuova vita. Speranza. Amore. Ma sulla sua strada ha trovato soltanto una morte terribile. Il corpo di Iulsa Sousa Moreira è stato portato in bagno e cosparso di liquido infiammabile. Chi ha appiccato il fuoco voleva cancellare tutte le possibili tracce. Ma non c'è riuscito: l'ambiente angusto ha tolto ossigeno alle lingue di fuoco che si sono autoestinte. Così - estremo gesto di pietà - la mano assassina ha coperto la donna semibruciata e l'ha lasciata lì, supina nel piccolo bagno dell'alcova mortale. Non ha chiamato nessuno. Si è chiuso la porta alle spalle, sapendo bene che la telecamera vicino alla lampada non era in funzione.  Poi, quando l'amica verso le 15 è ritornata a casa, ha visto subito il letto intriso di sangue. Ed è entrata in bagno. Infine la telefonata ai carabinieri. Sul posto sono arrivati anche il tenente colonnello Giuliano Polito, comandante del Reparto operativo. L'amica di Iulsa è stata portata in caserma a Monselice e interrogata fino a notte fonda: le sue parole potrebbero incastrare l'assassino.

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