Si amputa quattro dita della mano destra. Riattaccate in ospedale

Infortunio sul lavoro per un’imprenditrice. Ancora non si sa se la donna recupererà la funzionalità

VILLAFRANCA PADOVANA. Una macchina operatrice le ha amputato quattro dita della mano destra, il chirurgo veronese Leone Pangallo con un’operazione di 5 ore gliele ha riattaccate. Vittima dell’ennesimo infortunio sul lavoro è l’imprenditrice di Villafranca Isabella Lorenzi, 39 anni, contitolare con il marito Ennio Maiolo della cartotecnica a conduzione famigliare Lega.Carto Engineering Srl di via Pio Latorre 49 a Camisano Vicentino. La donna è ora ricoverata all’ospedale San Bortolo di Verona, dov’è stata trasportata dopo un primo passaggio al Pronto soccorso di Vicenza. Il marito corre a Verona ogni minuto libero che ha per starle accanto e confortarla. «Mia nuora sta benino», dichiara la signora Nicolina, suocera dell’imprenditrice. «È stata una cosa che non si poteva prevedere da com’è strutturato il macchinario. Sono andata a trovarla domenica e posso dire che il professore la sta seguendo molto. È stato quasi un miracolo, quanto alla funzionalità non sappiamo se la riacquisterà, al momento non si può dire quanto ci vorrà. Il tempo non serve, importante è il risultato».

Il grave infortunio è accaduto venerdì pomeriggio. Isabella Lorenzi operava su una taglierina di grandi dimensioni simile a una cesoia che serve per ritagliare le copertine eliminando la carta in eccesso. Un lavoro che svolge da molti anni e dunque si può dire che ne conosce perfettamente la pericolosità ed è sempre molto attenta nel manovrarla. Improvvisamente la lama è andata fuori controllo e ha cominciato ad abbassarsi ripetutamente e velocemente, tanto da sorprenderla. È stato un attimo, la lama le ha tranciato le dita dalla base, si è salvato solo il pollice. A lanciare l’allarme sarebbe stata l’unica dipendente, che ha raccolto le dita amputate e le ha messe in freezer così com’era stato richiesto dallo staff medico accorso sul posto con un’ambulanza. In ditta anche i carabinieri e gli ispettori dello Spisal, che faranno le verifiche coinvolgendo anche la ditta produttrice della taglierina. Perché questo tipo di macchine è protetto da fotocellule che dovrebbero impedire i contatti tra le parti del corpo del lavoratore e quelle pericolose della macchina.

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