Si lancia dal ponte, muore tra i rifiuti

Tragico volo da una passerella di Busa Giaretta. A lungo si è pensato a un omicidio, poi la scoperta delle scuse ai familiari
POLETTO - FOTO PIRAN - FONTANIVA - RITROVAMENTO CADAVERE LAGO DI CAMAZZOLE
POLETTO - FOTO PIRAN - FONTANIVA - RITROVAMENTO CADAVERE LAGO DI CAMAZZOLE

FONTANIVA. Solo in mezzo a decine di persone stese a prendere il sole e a fare il bagno nell’acqua di falda a cielo aperto. Solo, accanto al cartello che indica il divieto di abbandonare rifiuti. Il suo corpo immobile a terra, come un sacco pieno di chissà quali ansie e segreti. Christian Lancerin, 43 anni, vicentino di Marostica, ha scelto la riva del laghetto di Camazzole come teatro per la fine della sua esistenza. Con un salto di sette metri ha detto addio a una vita divenuta troppo pesante per le sue spalle ormai deboli. Ha abbandonato bici e zaino e si è lanciato nel vuoto con in tasca un biglietto di scuse rivolto ai familiari. Tutto intorno la gente che scherza, ride e che si abbronza in questo ultimo scampolo d’estate.

Busa Giaretta è una piccola oasi che si è fatta largo tra le campagne e le zone artigianali dell’Alta padovana, a cavallo tra i comuni di Fontaniva e Carmignano di Brenta. Lì tanti anni fa i cavatori hanno perforato la falda acquifera e l’acqua ha cominciato a sgorgare fino a creare un bacino idrico di rara bellezza. È una piscina naturale in cui la gente viene a rinfrescarsi evitando il caos del mare e degli impianti sportivi a pagamento.

Lì, poco prima delle 15 di ieri, una donna di Cittadella si è accorta che tra la vegetazione c’era un corpo accasciato. Un corpo senza ormai più alcuna forza. Medici e infermieri del 118 si sono fatti largo tra i bagnanti curiosi ma dopo una prima ispezione esterna sono parse chiare subito due cose: che non c’era più niente da fare e che quell’uomo presentava una ferita alla testa.

POLETTO - FOTO PIRAN - FONTANIVA - RITROVAMENTO CADAVERE LAGO DI CAMAZZOLE
POLETTO - FOTO PIRAN - FONTANIVA - RITROVAMENTO CADAVERE LAGO DI CAMAZZOLE

Il ritrovamento è diventato così un caso per i carabinieri del Nucleo investigativo provinciale. Gli ingredienti del giallo c’erano tutti: un corpo senza vita abbandonato in un’area isolata e con una profonda ferita alla testa. Ma con il passare delle ore i carabinieri guidati dal tenente colonnello Francesco Rastelli hanno dato una risposta a molti dubbi iniziali.

Innanzitutto la ferita alla testa, esaminata con cura dal medico legale, non è stata giudicata mortale. Ciò che ha causato la morte di Christian Lancerin sono fratture a livello lombare, compatibili quindi con una caduta da sette metri. Nelle tasche dei pantaloni, poi, è stato trovato un biglietto di scuse rivolto ai familiari. Poco distanti c’erano la sua bici e il suo zaino. L’ipotesi formulata dagli investigatori dell’Arma è che l’uomo si sia buttato dalla passerella in acciaio compiendo un salto di oltre sette metri, sbattendo anche contro ai rami del vicino albero (questo spiegherebbe il taglio alla testa). Scavando nella sua vita i militari hanno alzato il velo su un’esistenza ormai incuneata nel tunnel dell’alcolismo.

Restano da chiarire i tempi. Secondo quanto accertato la morte potrebbe risalire alle 11 del mattino ma questa circostanza sarà chiarita solamente con l’autopsia disposta dal pubblico ministero Elena Rossi, ieri sul posto per rendersi conto di persona.

e.ferro@mattinopadova.it

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