«Siamo sull'orlo della bancarotta»

I sindaci: il patto di stabilità di Tremonti è un colpo mortale ai servizi
Da sinistra: i sindaci Trevisan, Peron e Dal Negro (Anci Veneto)
Da sinistra: i sindaci Trevisan, Peron e Dal Negro (Anci Veneto)
 Sindaci sull'orlo di una crisi di nervi. Travolti dalle norme della legge di stabilità (la 220 del 13 dicembre 2010). «Mal Comune non dev'essere... mezzo gaudio» tenta di sdrammatizzare Silvia Fattore (Villanova di Camposampiero). Ma le nuove regole - come recita il documento approvato al termine dell'incontro svoltosi ieri a Loreggia, in uno dei 12 municipi «chiusi per patto di stabilità» - rappresentano una pietra tombale per i Comuni. Al primo cittadino di Trebaseleghe, Lorenzo Zanon vien facile la metafora: «Come sindaco ho ricevuto l'estrema unzione, ma non sono ancora morto». E la padrona di casa Maria Grazia Peron, che all'acquisto della rete energetica municipale deve lo sforamento di bilancio, ci mette il carico: «Siamo alla canna del gas».  
SCONFORTO
. «Sono due anni che non accendo mutui» si sfoga Francesco Cazzaro, sindaco di Villa del Conte e consigliere provinciale Pdl. Nel 2011 dovrò sopportare un taglio di 114 mila euro, su 450 mila di finanziamenti statali. Nel 2012 sono 215 mila. Posso rinunciare all'indennità di sindaco, ma da domani dovrò spiegare ai miei concittadini perché elimino il trasporto scolastico». Porta solidarietà ai «Top 12» anche Giuseppe Paviola, sindaco di Noventa Padovana: «Sto per lasciare l'incarico ma mi sento davvero frustrato. Ho 8 milioni di residui passivi, ne posso spendere solo 1 l'anno. Ho salvato il risultato per il 2010, ma in un solo giorno del 2011 mi sono fumato tutti i soldi. Ai fornitori devo dire: vi pagherò nel 2012».  
I «MAGNIFICI DODICI»
. Oltre a Loreggia, che ieri ha ospitato l'incontro, rischiano la paralisi amministrativa anche Marcello Mezzasalma (Fontaniva), Elisa Venturini (Casalserugo), Lorenzo Zanon (Trebaseleghe). E ancora Daniela Contri (Vigasio), Giorgio Granello (Ponzano Veneto), Floriana Casellato (Maserada sul Piave), Fausto Gottardo (Giavera del Montello), Bruna Battaglion (Casale sul Sile), Massimo De Franceschi (Isola Vicentina), Gilberto Trevisan (Rossano Veneto), Pietro Menegozzo (Santorso). Su 20 Comuni in bilico in Italia, 12 sono veneti.  
CHI C'ERA
. Una cinquantina i Comuni rappresentati. All'incontro hanno partecipato anche il sindaco di Schio, Luigi Dalla Via; il vicesindaco di Isola Vicentina, Arnaldo Cupani; l'assessore al Bilancio di Soave, Gianni Bellero; il sindaco di San Stino di Livenza, Luigino Moro; il sindaco di Legnaro, Ivano Oregio Catelan; l'assessore ai Servizi sociali di Zanè, Giovanni Busato; l'assessore al Bilancio di Sarcedo, Luciano Zerbaro; l'assessore alla Cultura di Casalserugo, Alessandra Carli. E ancora il sindaco di Campodarsego, Mirko Patron, che è pure assessore provinciale alle Attività produttive, e la prima cittadina di Borgoricco, Giovanna Novello; l'assessore al Blancio di Due Carrare, Graziano Burattin; il primo cittadino di Caerano San Marco, Angelo Ceccato; il sindaco di Ponte San Nicolò, Enrico Rinuncini; quello di Torri di Quartesolo, Diego Marchioro, che è pure presidente della Consulta Finanza Locale di Anciveneto; l'arrabbiatissimo vicesindaco di Santa Lucia di Piave, Riccardo Szumski; il vicesindaco di Polverara, Olindo Bertipaglia.  
IL DOCUMENTO
. «E' illogico e inaccettabile - recita il testo approvato dai sindaci - che ad essere penalizzati in maniera così insostenibile siano proprio i Comuni virtuosi, ovvero in regola con i conti». Di qui l'appello al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ai ministri Tremonti e Maroni, al governo tutto, al Parlamento, nonché alla Regione, a decidere «subito dei correttivi alle norme di Finanza pubblica».  
LA PROPOSTA
. L'obiettivo è evitare l'applicazione dell'incremento del saldo finanziario, previsto dalla legge di stabilità, e con esso il conseguente dissesto.  
LA PROTESTA
. Se il loro grido di dolore rimarrà inascoltato, i sindaci adotteranno «iniziative di serrata dei municipi, informando i cittadini». Inoltre già fanno sapere «di non garantire l'evasione degli adempimenti relativi ai censimenti, statistiche e informazioni richieste dagli organi centrali dello Stato».  

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