Smart working nel post-Covid Patto tra Comune, Bo e imprese

il dossier
Si va verso uno smart working sempre più spinto anche per il post Covid. In attesa che l’incubo dell’emergenza sanitaria finisca, pubblico e privato stanno provando a disegnare da questa esperienza un modello lavorativo da trattenere anche nel day-after, che metta nel cuore del progetto la persona e la garanzia della produzione.
Il lavoro da casa quindi potrebbe diventare un prototipo da far avanzare al livello successivo, rendendolo stabile coinvolgendo non solo le amministrazioni, gli enti pubblici, ma anche i privati: dai commercialisti, ai consulenti del lavoro e i docenti universitari. Con questo obiettivo è nato il patto “Alleanze territoriali per la Famiglia”. Per la prima volta in città, soggetti provenienti dal pubblico, dal privato, dal mondo del profit e del no profit, collaborano per definire un modello di sviluppo che parta dal modello produttivo, dandosi un codice di comportamento che metta al centro, oltre ai bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici, anche l’attenzione per il territorio.
LA FIRMA DELL’ACCORDO
Il patto promosso dal Comune è stato tradotto in un corposo documento sottoscritto da 16 attori sociali. E contiene principi generali e specifici in tema di welfare territoriale e aziendale, oltre a dare indicazioni ben precise in tema di lavoro agile e lavoro flessibile. Assieme all’amministrazione c’è l’Università, e poi le associazioni di categoria, la Camera di commercio, i sindacati e gli ordini professionali dei consulenti del lavoro e dei commercialisti.
Partendo dal welfare aziendale, come insieme di risorse finanziarie che le imprese possono destinare per migliorare il benessere psico-fisico del proprio personale, il documento guarda ai temi comuni che puntano al miglioramento della vita della e nella città. Un beneficio per i lavoratori, ma anche per i datori di lavoro, che ha ricadute importanti sulla città intera e sulla qualità della vita dei cittadini.
LO SMART WORKING
Particolarmente rilevante alla luce della situazione attuale di emergenza è il capitolo dedicato al lavoro flessibile e agile, a cui la pandemia ha obbligato molti lavoratori. Le linee guida hanno l’obiettivo di promuovere le esperienze di lavoro flessibile per favorire una maggiore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro con forme quali la flessibilità, gli orari a menù e la banca delle ore. Per funzionare però, lo smart working dovrebbe rispettare alcune premesse, come l’ottimizzazione delle infrastrutture di rete, l’alfabetizzazione digitale dei lavoratori, la strutturazione dell’organizzazione del lavoro e il bilanciamento delle finalità di incremento di competitività per l’impresa e di conciliazione dei tempi di vita. Dopo la prova di “digitalizzazione di massa” con il lavoro da remoto, c’è il benessere dei lavoratori. Lo smart working diventa quindi un’opportunità anche per professionisti, in modo particolare per i commercialisti e gli avvocati.
QUESTO È IL FUTURO
Per giungere a questo accordo hanno lavorato tutte le istituzioni firmatarie, a partire dall’amministrazione comunale: «Questo è un lavoro di cui vado molto orgogliosa, che sul lungo periodo porterà a risultati importanti nella direzione di un radicale cambiamento culturale in città – evidenzia l’assessora al sociale Marta Nalin – Ma ora questi principi vanno tradotti in atti e in pratiche, da condividere e implementare».
«Il collocarci a pieno titolo in questo contesto condiviso ci ha permesso di tracciare le linee guida su welfare e lavoro come binario da seguire all’interno degli enti sottoscrittori, ma auspichiamo fortemente che altre realtà locali possano adottarle e applicarle nei propri contesti lavorativi», aggiunge Annalisa Oboe, prorettrice alle relazioni culturali, sociali e di genere del Bo. «Questa è una solida e verificata base per un allargamento del progetto anche al di fuori dei confini comunali», sottolinea Patrizio Bertin, presidente di Ascom. «Una positiva sinergia tra imprese, istituzioni e corpi sociali sono indispensabili per difendere la tenuta economica e sociale, il benessere delle persone e del nostro territorio», commenta invece Leopoldo Destro, presidente di Assindustria Venetocentro. —
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