Smascherata coppia di ladri delle chiese

MONSELICE. La loro specialità era il furto delle offerte. Hanno passato al setaccio le chiese di tre province… finché sulla loro strada non hanno incrociato il prete sbagliato. Ovvero don Alberto Giacomello, parroco di Ca’ Oddo e Marendole (nonchè di Schiavonia), che li ha riconosciuti.
Quando i carabinieri li hanno fermati, dalla loro auto è saltato fuori un vero e proprio kit del furto sacrilego: strumenti per lo scasso, mazzi di chiavi per l’ingresso a varie chiese, compreso il Duomo di Monselice, un elenco con nominativi e indirizzi di vari luoghi di culto. Dopo un lungo lavoro di indagine, i carabinieri di Monselice hanno denunciato una giovane coppia residente a Sant’Urbano: entrambi trentaquattrenni, C.P. le iniziali di lui, S.P. quelle di lei, già noti alle forze dell’ordine. Compagni nella vita e soci in affari in un ramo molto particolare: quello dei furti delle offerte lasciate dai fedeli negli offertori. Ma hanno fatto un passo falso. Non sapevano che il parroco di Ca’ Oddo è titolare anche della parrocchia di Marendole.
E così, lo scorso 7 febbraio, appena una settimana dopo il furto messo a segno a Marendole, hanno fatto tappa nella chiesa della Povolata. Appena li ha visti entrare don Alberto li ha riconosciuti e ha chiamato i carabinieri, già sulle tracce della coppia dopo le segnalazioni ricevute. Alla vista dei militari, i due sono fuggiti a bordo di una Fiat Panda. Raggiunti dopo un inseguimento e fermati, nell'auto custodivano una falce, una scure, cacciaviti, tenaglie, un’accetta. E tre mazzi di chiavi, che poi sono risultati quelli di altrettante chiese: il Duomo di Monselice, quella di di San Pietro Apostolo a San Pietro Viminario e una di Lendinara (Rovigo). La perquisizione ha poi rivelato addirittura un elenco con nomi e indirizzi di chiese: una vera e propria lista dei posti in cui far tappa, nelle province di Padova, Ferrara e Rovigo. Man mano che le avevano visitate, i due le depennavano dall’elenco. Tra le parrocchie segnalate come “meritevoli” anche quattro monselicensi: già battute Marendole e la cappella dell’ospedale, toccava ora a Ca’ Oddo e poi forse il “grande colpo” in Duomo, di cui c’erano già le chiavi. Ottenute non si sa come. I due probabilmente le rubavano introducendosi furtivamente nelle canoniche, per poi utilizzarle con comodo nei momenti più opportuni. In altri casi, la coppia agiva entrando semplicemente nelle chiese durante l’orario di apertura al culto, approfittando di qualche momento in cui non c’era nessuno per impossessarsi del contenuto della cassetta delle offerte. Quando non riuscivano ad agire sul posto, si portavano via direttamente l’offertorio.
È quanto hanno fatto lo scorso 27 gennaio a San Pietro Viminario: la parrocchia aveva denunciato la sottrazione di un’urna in legno a colonna, utilizzata per la raccolta delle offerte. Oggetto che è stato ritrovato a casa dei due, durante la successiva perquisizione. Per i due trentaquattrenni è scattata la denuncia per i reati di furto aggravato e continuato in concorso, porto abusivo di armi e strumenti atti a offendere, possesso ingiustificato di chiavi, attrezzi da scasso e grimaldelli e ricettazione per il possesso dell’urna. I carabinieri indagano su simili furti sacrileghi, tra i 15 e i 20, compiuti nelle ultime settimane, tutti mirati agli offertori.
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